Istinto materno, una qualità caratteriale naturale o un aspetto determinato dal proprio patrimonio genetico? A parere degli esperti l’istinto materno dipenderebbe esclusivamente dai geni e ve ne sarebbe uno, in particolare, in grado di annullarlo. Esso avrebbe il ruolo di predeterminare quanto impegno ogni madre dedicherà alle cure primarie per il proprio piccolo.
L’istinto materno regola un comportamento biologico considerato fondamentale, che comprende l’alimentazione, la cura, la protezione, l’educazione e tutto quell’insieme di attenzioni che ogni madre dovrebbe dedicare al proprio bambino. Un singolo gene sarebbe però in grado di annullare questo tipo di comportamento.
La nuova scoperta è da attribuire ad un team di ricercatori americani, che si sono occupati di eseguire i propri studi di laboratorio presso la Rockefeller University di New York, sotto la guida di Ana Ribeiro. Lo studio ha messo in luce come sia possibile modificare un comportamento tramite l’alterazione di un singolo gene all’interno di un gruppo di cellule celebrali. Si tratta nello specifico di cellule attivate dagli estrogeni e contenenti il recettore ER Alpha, in grado di ricevere segnali chimici durante e subito dopo la gravidanza.
Secondo le parole di Ana Ribeiro: “La manipolazione di un gene specifico in un determinato gruppo di neuroni può alterare drasticamente l’espressione di un comportamento biologicamente essenziale per la sopravvivenza di una specie. Questi effetti sono incredibilmente specifici, ed altri comportamenti che sembravano legati alle cure parentali non sono interessati da queste manipolazioni”.
Lo studio al momento ha riguardato cavie da laboratorio ed è considerato come un punto di partenza per comprendere il ruolo della genetica per quanto concerne le cure materne. I topi con livelli minori di ER Alpha si dimostravano meno attenti verso i loro piccoli e trascorrevano meno tempo con loro rispetto agli altri, con livelli nella norma. Non resta che attendere se tali ricerche troveranno corrispondenza per quanto riguarda gli esseri umani.
Marta Albè