Chi di voi non ha mai pronunciato la frase “sono teso come una corda di violino“, declinata in tutte le sue possibili varianti? Un’espressione molto plastica, utilizzata per denunciare una sofferenza dovuta a contrazione ed irrigidimento dei muscoli.
Quali le cause? Quando si escludono origini organiche, dovute a precise patologie, la tensione muscolare può esser fatta risalire ad una generale condizione di stress ed ansia, che frequentemente trova espressione proprio nella contrazione dei muscoli. Del resto, se ci pensiamo bene, la tendenza a ripiegarci su noi stessi, ad irrigidirci fisicamente, si manifesta nei momenti in cui avvertiamo un senso di pericolo da cui vogliamo difenderci, appunto quasi facendoci scudo con il nostro corpo.
Nelle situazioni piacevoli, invece, in cui sperimentiamo benessere, anche il nostro corpo tende a rilassarsi, ad assumere posture distese e morbide. La tensione muscolare è dunque un altro dei “doni” dello stress che attanaglia le nostre giornate. Il fisico tende ad esprimere, attraverso la contrattura, uno stato di tensione interiore, dovuto a cause molteplici: possono contribuire a creare blocchi muscolari i ritmi frenetici che scandiscono la quotidianità, senza consentirci di rallentare, l’ansia di fronte alle situazioni da affrontare, con la paura di non essere all’altezza degli standard richiesti, la volontà di nascondere le proprie emozioni ed i propri stati d’animo.
Cosa fare per uscire da questo disagio? Per quanto possa sembrare banale, il primo passo da fare è quello di prendere atto del proprio malessere, senza trascurarlo o metterlo a tacere con antidolorifici che, tamponando l’emergenza sul momento, non consentono di andare alle origini del problema. Una volta accertato con il consulto di uno specialista che la tensione muscolare non sia collegata ad una specifica patologia, è necessario prendere in considerazione l’origine psicosomatica del disturbo, agendo di conseguenza, con molta gradualità.
Di fronte a disturbi che sono espressione di un disagio interiore, è assolutamente bandita la fretta. Bisogna evitare, ad esempio, di ricorrere a lunghi ed intensi massaggi con i quali risolvere rapidamente il problema; con un metodo diverso, ma il risultato sarebbe molto simile a quello ottenuto con i farmaci: si elimina la manifestazione esterna, ma il disagio permane.
Anche la decisione repentina di “staccare” può essere controproducente: un weekend fuori è senza dubbio piacevole, ma si corre il rischio, tornati alla quotidianità, di venire nuovamente sopraffatti dai ritmi consueti, senza quindi aver risolto nulla. È utile, invece, pensare ad un approccio di carattere psicologico al disturbo: spesso l’aiuto di uno specialista può rivelarsi fondamentale per arrivare al cuore del problema ed affrontare così, con gli strumenti adeguati, la situazione di disagio, sciogliendo quei nodi interiori che causano la tensione muscolare ed imparando gradualmente a modificare i propri ritmi, il modo di porsi di fronte alle diverse situazioni, riuscendo con il tempo a lasciarsi andare e diventare più flessibili ed aperti, nei confronti di se stessi e degli altri.
Francesca Di Giorgio