Il singhiozzo è un disturbo molto diffuso, che si presenta in soggetti di tutte le età e che generalmente si risolve autonomamente dopo poco tempo. Il suo sviluppo è correlato ad alcuni fattori predisponenti, che riguardano sia la presenza di specifiche patologie, sia comportamenti del singolo soggetto.
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Fattori predisponenti
Tra i fattori predisponenti al presentarsi del singhiozzo alcuni riguardano specifiche malattie, quali ad esempio la dispepsia, che porta a varie difficoltà digestive, o l’ernia iatale. Il singhiozzo è anche uno dei più classici sintomi del reflusso gastroesofageo. Chi soffre di tali patologie quindi tende a manifestare il singhiozzo molto più frequentemente rispetto ad altre persone.
Varie patologie a carico dell’esofago o dello stomaco portano al medesimo risultato; lo stesso dicasi per coloro che soffrono di pericardite o che hanno in atto un infarto del miocardio.
Vi sono anche dei comportamenti che favoriscono la presenza di tale disturbo, come ad esempio: consumare pasti molto pesanti e abbondanti, che portano a una eccessiva dilatazione dello stomaco; eccedere con gli alcolici o con alimenti molto ricchi di grassi e difficili da digerire; passare rapidamente da un ambiente molto caldo a uno molto freddo. Il singhiozzo può avere anche cause psicosomatiche e tende a presentarsi in modo particolare in periodi di forte stress o in persone molto soggette ad attacchi di ansia.
In cosa consiste il singhiozzo
Per limitare il ripresentarsi del singhiozzo è chiaramente importante agire sulle cause scatenanti. Chi soffre di una specifica patologia dovrebbe quindi cominciare con il chiedere consiglio al proprio medico curante. È comunque essenziale anche comprendere di cosa si tratta, di quali siano le origini di questo disturbo. In sostanza il singhiozzo è causato da uno spasmo del diaframma, che blocca l’inspirazione e porta alla chiusura della glottide, con emissione di un classico rumore, che potremmo riferire con l’onomatopea “hic”.
Come risolvere il singhiozzo
Questo disturbo non si può curare, non è infatti una specifica patologia. Vi sono però dei comportamenti che possono portare a una riduzione della sua durata. Sostanzialmente si agisce per cercare di ripetere il rapido spasmo del diaframma, per far tornare la respirazione normale e senza improvvisi “scatti”. A tale scopo si può cercare di trattenere il respiro per qualche secondo, mentre contemporaneamente si preme sulla parte bassa del torace, si beve dell’acqua o si cerca di gonfiare la pancia.
Cercare di emettere un rutto può aiutare, allo stesso modo il provocare il riso o uno starnuto in chi manifesta il singhiozzo. Questi metodi, noti anche alla maggior parte della popolazione, non sono necessariamente risolutivi. Alcune persone infatti non mostrano alcun cambiamento nel singhiozzo nonostante l’utilizzo combinato di tutti i suggerimenti sopra riportati. Si deve comunque evidenziare che solitamente la situazione si risolve da sola in un breve intervallo di tempo.
Se però il singhiozzo si ripete molto spesso è chiaro che chi mostra il disturbo può arrivare a considerarlo particolarmente fastidioso. In questi casi è possibile chiedere consiglio al medico, che potrebbe suggerire l’utilizzo di tisane e infusi calmanti, o addirittura arrivare alla proposta di utilizzare farmaci con azione sedativa e rilassante per la muscolatura