Cellulari e cancro. Torniamo ad occuparci, ancora una volta, della possibilità, più volte confermata e poi puntualmente confutata, che i nostri telefonini facciano male alla salute. Questa volta perché la Corte di Cassazione ha dato ragione all’ex dirigente d’azienda bresciano Innocente Marcolini, 60 anni, che aveva richiesto una pensione di invalidità dell’80% accusando proprio le onde elettromagnetiche dei cellulari del suo cancro al cervello.
I giudici hanno quindi stabilito che ammalarsi di una patologia tumorale a causa dell’utilizzo protratto per diversi anni di telefonino per lavoro dà diritto alla malattia professionale e alla relativa rendita, confermando che l’uso continuo del cellulare può dare origine al tumore. “La mia non è una battaglia personale – ha dichiarato al Corriere della Sera il manager- ma volevo solo che venisse riconosciuto il legame che c’era tra la mia malattia e l’uso del cellulare e del cordless“.
Marcolini, infatti, voleva che questo problema diventasse di dominio pubblico, “perché molte persone non sanno ancora il rischio che corrono parlando a lungo al cellulare senza utilizzare l’auricolare, oppure tenendolo infilato nella tasca dei pantaloni”, ha spiegato l’ex direttore finanziario e del personale di una multinazionale bresciana. “Ero sempre al telefono, o meglio al cellulare e al cordless: facevo telefonate continue, almeno 5 o sei ore al giorno. Sempre con il cellulare attaccato all’orecchio. Il vivavoce lo usavo solo in auto“, continua il manager.
Tutto bene fino all’estate del 2002, quando i medici gli hanno diagnosticato un neurinoma del ganglio di Gasser, tumore benigno al nervo trigemino sinistro. E ora, finalmente, il successo, arrivato con questa decisione che ha creato uno storico precedente legale, riconoscendo ufficialmente che i tumori possono essere provocati dalle onde elettromagnetiche dei nostri apparecchi telefonici.
Roberta Ragni