L’amore è il terreno dove albergano tutte le nostre più dolci proiezioni. Incontriamo qualcuno che ci fa battere il cuore e cerchiamo conferme dell’essere ricambiati. Anche quando non c’è alcun segno di sentimento, riusciamo ad inventare storie, sguardi, discorsi e sottintesi che ci consentano di restare invischiati per giorni/mesi e, ahimè, anni, in storie che sono reali solo sul piano dell’immaginazione.
Accade anche nei rapporti di lunga durata, nei matrimoni allietati da pargoli e nelle relazioni decennali. Ad un certo punto l’altro smette di amarci e noi, pur di non accettare la realtà, ci raccontiamo una storia diversa, accontentandoci di briciole di affetto.
Come sapere se il rapporto funziona?
Raffaele Morelli, psicoterapeuta di grande esperienza, lo rivela con una semplicità disarmante: dal desiderio. Se un uomo/una donna ci ama, ci desidera. Se non ci desidera, ciò che c’è è altro. L’amore ha come componente indispensabile l’eros. Senza la sessualità, si parla di affetto, di tenerezza. Ma non di amore.
È una sentenza netta, che non ammette repliche. E che va a intaccare tutte le buone intenzioni di quelle persone che proclamano amore pur non avendo la voglia o il “coraggio” di avere rapporti intimi. Chi non ci cerca fisicamente non ci ama, anche se ci dice il contrario, anche se vive con noi ed è il padre o la madre dei nostri figli. Chi ci propone la propria tenerezza al posto del trasporto erotico, ci sta offrendo di recitare una parte in un copione infantile, dove possiamo incarnare la dinamica madre-bimbo, al quale si fanno tante coccole e si danno tanti abbracci, o essere la compagna di avventure del fratellino, con il quale si può costruire un quotidiano fatto di complicità e benessere, di affetto vero, di condivisione e divertimento. Ma non di amore.
Ci sono relazioni che si trascinano per anni senza che fra i partner ci sia più una vita sessuale. Il compagno smette di provare desiderio e, per paura di perderlo, si finisce per accettare una situazione mortificante, che induce alla frustrazione, a litigi continui che avvelenano la coppia. Ci si racconta che si sta insieme per i figli, quando il benessere dei bimbi è dato dall’avere genitori appagati, che sappiano scegliere cosa è meglio per se stessi.
Avere un partner che ci rifiuta sessualmente conduce a depressione e perdita totale dell’autostima.
Perché accettare una situazione così umiliante? Magari si è convinti che prima o poi la crisi si risolverà e lui/lei tornerà ad essere innamorato e attratto da noi. Ma restare in attesa, in una relazione, è sempre il presupposto sbagliato.
L’amore è molto più semplice di quanto la nostra mente abbia voglia di ammettere. Funziona con regole basilari, categoriche e indiscutibili. Se comprendere queste regole ci porta a risposte scomode, preferiamo ignorare la verità. Lui è stanco per il lavoro, lei è stressata per la maternità, lui è un uomo complicato, con tanti traumi e ha bisogno di comprensione, lei è spaventata e ha necessità di avere più tempo… Bugie. Illusioni. Proiezioni.
Tutte per celare una semplice realtà, quella del rifiuto. Che può essere doloroso e difficile, ma la cui sofferta evidenza è sempre molto migliore del vivere in una sorta di vita alternativa, un film fantastico dove l’affetto sostituisce la passione.
Se permettiamo all’altro di inibire il lato erotico della relazione, di fatto gli consentiamo di sterilizzarci, di toglierci una parte fondamentale dell’esistenza. Come mai, dunque, se la posta in gioco è così alta, permaniamo in una relazione insoddisfacente e mortificante? Perché restiamo attaccati con la volontà, per paura, ad una situazione in cui l’altro ci tratta come bimbi?
Perché non ci amiamo, non ci stimiamo e non abbiamo cura di noi stessi. Quando ci amiamo davvero, non permettiamo all’altro di infliggerci questa sofferenza. Ci ribelliamo ed usciamo a cercare qualcuno che ci desideri, guardando la realtà con occhi nuovi e il cuore aperto, pronto a cogliere un amore gratificante e pieno di fuoco.
Fiammetta Scharf