Siamo ciò che respiriamo, ovvero: come la qualità dell’ambiente che ci circonda influenza la nostra vita, incidendo addirittura sul quoziente intellettivo dei nostri figli. Esagerazioni? No, pura costatazione di una realtà di fatto, conseguenza di uno sviluppo incontrollato, che sta arrecando notevoli danni alla nostra salute e a quella dei più piccoli.
È quanto denuncia Cristina Saccuman, ricercatrice associata all’Università San Raffaele di Milano ed autrice del libro “Biberon al piombo“, secondo la quale il quoziente intellettivo dei bambini europei si starebbe riducendo di circa due punti, a causa della presenza nell’ambiente di sostanze tossiche per il cervello, come mercurio, piombo, diossina e Pcb.
Secondo la Saccuman “La presenza di piombo nell’aria, nelle vernici, negli oggetti e fino al 2011 anche nei biberon è drasticamente diminuita, ma le ricerche stanno dimostrando che anche a livelli bassissimi non c’è soglia di sicurezza e che la concentrazione di piombo nel sangue corrisponde a punti di Qi. Negli ultimi anni è migliorata anche la situazione del mercurio, ma le percentuali nell’aria restano molto pesanti“.
Per quale motivo, allora, si parla ora con maggiore insistenza rispetto al passato dei rischi provocati dalla diffusione di tali sostanze? “Quello che è cambiato – sottolinea la ricercatrice – è il peso che viene dato all’ambiente e all’aumento dell’età dei genitori, rispetto a fattori genetici“.
Gli studi si sono specializzati nel riconoscere i problemi del neurosviluppo, valutando anche l’incidenza su di essi di cause ambientali. Indubbiamente, come sottolinea Saccuman, sono stati compiuti dei progressi nella lotta alla diffusione delle sostanze tossiche: si registrano nel complesso minori quantità di diossina e Pcb, anche se il latte materno in Europa è ancora fortemente contaminato “a livelli ritenuti inaccettabili per il latte di mucca – precisa la studiosa, che per ulteriore chiarezza spiega – in pratica il latte materno non potrebbe essere messo in vendita“.
Le condizioni non sono migliori per il latte artificiale, nel quale è possibile riscontrare tracce di piombo. “Molto ridotti anche i pesticidi – prosegue la ricercatrice – ma stanno salendo i Pbde, i ritardanti di fiamma: sono ben 209 e solo alcuni sono vietati. Siamo ancora in attesa di studi specifici ma sappiamo che almeno una parte può avere effetti sul cervello“.
Inevitabile, allora, la domanda sulle strategie da porre in atto per difendersi da questa aggressione tossica. Le parole chiave son due: prevenzione e stimolazione. È opportuno, ad esempio, limitare il consumo di pesci di taglia grande, quali tonno e pesce spada, come evitare l’acquisto di bigiotteria e prodotti in ceramica per la conservazione degli alimenti di provenienza extra europea. Se in casa si possiedono oggetti con ritardanti di fiamma è necessario sostituirli, insieme ad ormai datate tubature in piombo.
Ancor più decisivo risulta, tuttavia, l’atteggiamento dei genitori nei confronti dei figli, che deve essere orientato alla stimolazione delle facoltà intellettive, a partire dalla più tenera età. È stato infatti dimostrato come, influenze sfavorevoli provenienti alla tossicità dell’ambiente circostante possano essere praticamente annullate dall’intervento di una continua stimolazione intellettiva compiuta dai genitori. “Anche in caso di grandissima esposizione – sostiene la Saccuman – la potenza di un neurotossico è inferiore all’influenza dell’ambiente casalingo“. Cosa significa , nella pratica tutto ciò? Vuol dire che è necessario trascorrere tempo con i propri figli, parlando con loro, raccontando storie, leggendo libri, stimolando la curiosità dei piccoli attraverso la presentazione di oggetti, esperienze, ambienti nuovi.
È opportuno prendere coscienza del fatto che, da ogni punto di vista, il benessere dei bambini è nelle nostre mani.
Francesca Di Giorgio