Il cuore potrebbe autoripararsi e ricominciare a battere a seguito di un infarto grazie ad alcune molecole di RNA che avrebbero la capacità di sollecitare la moltiplicazione di cellule in grado di risanarlo. Gli esperti si sono occupati di individuare delle sostanze biologiche in grado di stimolare la rigenerazione del cuore.
Indice
La scoperta iniziale
Le ricerche in proposito sono state condotte da parte di un gruppo di ricercatori italiani appartenenti al Centro internazionale per l’ingegneria genetica e le biotecnologie (Icgeb) di Trieste. Il gruppo di esperti è stato guidato dal direttore Mauro Giacca, in collaborazione con il Centro cardiovascolare dell’Azienda ospedaliera universitaria di Trieste.
Gli esperti hanno potuto individuare 40 microRNA considerati in grado di stimolare la riparazione cardiaca, che sarebbero in grado di agire sulle cellule cardiache danneggiate da un infarto o semplicemente dall’età, portandole ad un’autoriparazione. Nel corso della vita adulta le cellule cardiache non sono in grado di rigenerarsi da sé, ad esempio dopo un infarto. Per questo motivo gli scienziati si sono impegnati ad individuare sostanze che ne possano stimolare la rigenerazione.
Il ruolo dei microRNA
Alcune di esse sono rappresentate da microRNA che risultano attivi durante lo sviluppo embrionale, ma che esauriscono il loro compito subito dopo la nascita. Quando essi vengono somministrati ad un cuore colpito da un infarto, si rivelano in grado di permettere che la moltiplicazione dei cardiomiociti venga rimessa in moto, in modo tale che la riparazione dei danni subiti da parte del cuore possa avvenire.
In questo modo non si formerebbe una cicatrice come invece avviene normalmente, secondo quanto reso noto da parte degli esperti, ma si avrebbe semplicemente la moltiplicazione di nuove cellule cardiache. Tale scoperta potrebbe condurre alla creazione di farmaci da somministrare immediatamente dopo un infarto in modo da agevolare l’autoriparazione del cuore attraverso la rigenerazione delle zone danneggiate. Il numero di interventi chirurgici potrebbe diminuire e un numero maggiore di vite riuscirebbero ad essere salvate in tempo.
Progressi recenti nella rigenerazione cardiaca
Negli ultimi anni, la ricerca sulla rigenerazione cardiaca ha compiuto significativi progressi. Ad esempio, nel 2019, un team di ricercatori dell’Icgeb di Trieste, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha dimostrato che l’iniezione di specifici microRNA nel muscolo cardiaco può stimolare la rigenerazione del tessuto danneggiato. I risultati, ottenuti su modelli animali, hanno evidenziato una ripresa significativa della funzione cardiaca dopo un infarto. [Fonte]
Più recentemente, nel 2024, è stato avviato il progetto RESCUE, coordinato dall’Università degli Studi di Trieste. Questo progetto mira a sviluppare una nuova terapia a base di RNA capace di rigenerare completamente il cuore dopo un infarto del miocardio, promuovendo la formazione di nuovo tessuto cardiaco e la vascolarizzazione necessaria al suo funzionamento ottimale. [Fonte]
Parallelamente, al Centro Cardiologico Monzino di Milano, la ricercatrice Paola Cattaneo sta sviluppando un innovativo filone di ricerca sulla rigenerazione cardiaca, focalizzandosi su come le conoscenze dello sviluppo embrionale possano essere applicate per rigenerare il tessuto cardiaco danneggiato. [Fonte]
Leggi anche: Infarto: al secondo si rischia la vita 3 volte in più del primo
Prospettive future
Queste ricerche aprono nuove prospettive nel trattamento dell’infarto miocardico. La possibilità di utilizzare molecole di RNA per stimolare la rigenerazione del tessuto cardiaco rappresenta una frontiera promettente nella medicina rigenerativa. Sebbene siano necessari ulteriori studi clinici per confermare l’efficacia e la sicurezza di queste terapie nell’uomo, i risultati finora ottenuti sono incoraggianti e potrebbero rivoluzionare l’approccio al trattamento delle malattie cardiache in futuro.