I casi di tumore alla pelle sono in aumento in tutto il mondo, in particolare è in aumento il melanoma. Migliorare e intensificare le campagne di informazione è l’obiettivo da porsi, oltre a formare il personale sanitario.
All’inizio del secolo scorso in pochi si salvavano: 50-60 anni fa guariva solo il 10-15%, mentre oggi si arriva ad oltre l’80% dei malati. Con la diagnosi precoce si può arrivare quasi al 100%. Proprio per il melanoma, che in Italia colpisce ogni anno circa 9 mila persone e ne uccide 1.500, la diagnosi precoce fa la differenza tra vita e morte.
“La prevenzione – sostiene Piergiacomo Calzavara Pinton, direttore della clinica dermatologica dell’università di Brescia presso la quale sabato 15 si terrà un master di Dermoscopia – può essere ottenuta con una sempre migliore conoscenza dei processi che portano alla comparsa del processo neoplastico e il messaggio non può essere solo quello semplicistico di evitare le esposizioni ed applicare solari con fattore di protezione sempre più alto. L’attenzione dovrebbe essere focalizzata sull’insegnamento di corrette modalità di applicazione delle protezioni e sulla giusta scelta del filtro solare più che solo sul suo SPF e su una corretta modalità di ottenere una abbronzatura piuttosto che sulla completa privazione dalle esposizioni”.
La dermoscopia è la nuova tecnica non invasiva a disposizione dei dermatologi che consiste nel valutare i nevi con ingrandimenti di varie dimensioni così da permettere di individuare caratteristiche non visibili a occhio nudo.
Questo tipo di esame
“è in grado di incrementare la sensibilità diagnostica del melanoma fino al 35% rispetto al semplice esame clinico, riducendo così anche inutili asportazioni benigne”,
sostiene Ausilia Manganoni, responsabile della Melanoma Unit della Clinica dermatologica dell’università di Brescia.
Ma esiste anche la microscopia confocale,
“una tecnica ottica – spiega Giuseppe Argenziano, dermatologo presso l’arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia – che permette di ottenere una serie di immagini che riproducono i sottilissimi strati paralleli che compongono il nevo. La risoluzione delle immagini ottenute è così accurata che permette di visualizzare le strutture cellulari con molta precisione, a diverse profondità”.
Insomma,
“in fatto di diagnosi precoce e trattamento dei melanomi i centri dermatologici italiani si stanno dimostrando in linea con i centri di riferimento internazionali”,
conclude Argenziano, presentando i dati della sua ricerca in occasione dell’ultimo congresso della Società Italiana di Dermatologia (SIDeMaST) conclusosi recente.
“In Italia infatti circa l’85% dei melanomi sono trattati in fase precoce, sono individuati cioè quando il loro spessore è limitato: il 43.4% è inferiore a 1 mm e il 40.2% non ha ancora superato il limite dell’epidermide, lo strato più superficiale della pelle”.