Avete già passato del tempo in compagnia di qualcuno che fuma, anzi, “vaporizza” una sigaretta elettronica? Sicuramente sì. È una lotta ad armi pari: da un lato, il piacere di vedere il proprio amico/a che non si rovina più la salute e non ci intossica i polmoni come i vestiti; dall’altro, l’imbarazzo crescente per questa pratica che ancora fa girare gli sguardi dei passanti, con occhi ironici e interrogativi.
Sta di fatto, però, che il numero di “svaporatori incalliti” cresce ogni giorno, mentre il business fattura 250 milioni di euro e, in contemporanea, si amplia la varietà dei gusti che puntano a salire in bocca, contrastando quel “caro” vecchio ricordo di nicotina: e allora si può scegliere l’aroma alla fragola, alla vaniglia, al cioccolato. Speriamo almeno che tutto questo dolce vapore non faccia ingrassare!
In Italia siamo decisamente pronti ad accogliere e fare nostra la moda: mentre le aziende si preparano a debuttare sul mercato con nuovi entusiasmanti aromi nostrani, si diffonde tra i fumatori (ma anche tra i non fumatori!) la curiosità sempre maggiori per le sigarette elettroniche, ricche, oltretutto, di accessori e gadget molto trendy come il caricabatterie usb o le nuove custodie. E si sa che gli italiani non resistono all’acquisto fashion. Preoccupatissimi i tabaccai, che vedono evaporare (è il caso di dirlo) dalle proprie mani un business milionario come quello della nicotina.
Ma qual è il prototipo dello “svaporatore medio”? Sorpresa: è donna! Una donna nel fiore degli anni, ovvero sui 30, che vuole andare incontro a uno stile di vita sano. Ma tra i fumatori elettronici ci sono anche i non fumatori, vittime della propria curiosità, e perfino gli adolescenti, a cui mamma e papà non se la sentono di negare l’acquisto, anche per mancanza di argomentazioni valide. E poi ci sono anche gli impiegati e gli operai che risentono della crisi, e chissà che questa malvagia penuria economica non abbia almeno un risvolto positivo: la salvaguardia dei polmoni made in Italy.
Marina Piconese
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