Le applicazioni per smartphone che diagnosticano il cancro della pelle danno risultati ingannevoli e pericolosi, che potrebbero ritardare il ricorso a un medico e a fondamentali trattamenti salvavita. È questo l’allarme lanciato da uno studio della University of Pittsburgh School of Medicine e pubblicatodalla rivista JAMA Dermatology.
La pretesa di queste nuove tecnologie, sempre più diffuse, sarebbe quella di guidare l’utente nell’autodiagnosi, prendendo fotografie delle diverse parti del corpo in modo da tenere sotto controllo eventuali alterazioni. L’idea non sarebbe nemmeno male, soprattutto se si considera che il cancro della pelle inizia ad assumere livelli preoccupanti di diffusione e che sta diventando la forma più comune di tumore. Peccato che le suddette tecnologie non funzionino a dovere, diventando così rischiose.
“L’utilizzo degli smartphone è in rapida crescita e le applicazioni disponibili per i consumatori sono andate oltre la comunicazione e l’intrattenimento, arrivando a toccare anche l’assistenza sanitaria – ha detto Laura Ferris, professoressa del Dipartimento di Dermatologia dell’Università di Pittsburgh- . Questi strumenti possono aiutare i pazienti a essere più consapevoli della loro salute e migliorare la comunicazione tra di loro e con i loro medici, ma è importante che gli utenti non permettono alle ‘apps’ di prendere il posto degli specialisti e della diagnosi medica“.
In effetti, lo studio ha rilevato che tre delle quattro applicazioni per smartphone testate, spesso disponibili gratuitamente o ad un costo molto basso e non soggette ad alcun controllo regolamentare o a convalida, diagnosticavano erroneamente il 30% in più dei melanomi come “irrilevanti”, in base alla valutazione delle immagini inviate dall’utente.
Come lo hanno scoperto? Caricando 188 immagini di lesioni cutanee gravi. Solo l’applicazione che utilizzava l’aiuto di dermatologi veri per una valutazione personale delle immagini dell’utente, funzionava realmente come strumento per facilitare la “teledermatologia”. E forniva un alto grado di sensibilità nella diagnosi. Ma, guarda caso, questa app era anche la più costosa.
La probabilità di fare affidamento sulla valutazione gratuita o a basso costo dell’applicazione, quindi, è particolarmente preoccupante per chi non possiede un’assicurazione sanitaria, richiesta in molti Paesi per accedere alle cure, o è economicamente svantaggiato.
“Se vedono una lesione, ma la relativa app smartphone erroneamente giudica che non sia grave, non sentono il bisogno di andare da un medico – conclude la dottoressa Ferris-. Le tecnologie che riducono il tasso di mortalità rilevando i melanomi potrebbero essere una gradita aggiunta alla dermatologia. Ma dobbiamo fare in modo che i pazienti non vengano danneggiati da strumenti in grado di fornire risultati non accurati“. Tradotto, meglio un medico in carne e ossa degli algoritmi digitali.
Roberta Ragni