Fumare fa male: è un dato ormai universalmente noto. Resta il fatto che poi, nonostante questa consapevolezza, perdere il vizio della sigaretta sia per molti un’impresa ardua.
E allora, ai già conosciuti problemi respiratori, cardiovascolari, ma anche legati al mal di schiena, prodotti dal fumo, aggiungiamo ora un’altra conseguenza legata alla dipendenza dal tabacco, che può aiutare a gettare il pacchetto di sigarette una volta per tutte: il rischio di essere vittime di demenza o declino cognitivo.
Proprio così: ma la notizia più preoccupante è che, alla possibilità di incorrere in danni neurologici, sono esposti non solo i fumatori, ma anche gli innocenti fumatori passivi, la cui unica colpa è quella di respirare il fumo di una sigaretta accesa. Da un altro. È quanto provato da una ricerca condotta da un gruppo di studiosi statunitensi, inglesi e cinesi, su 6mila volontari di età superiore ai 60 anni, residenti in cinque province rurali ed urbane della Cina e pubblicato sulla rivista Occupational and Environmental Medicine.
La scelta del Paese asiatico è dovuta al fatto che si tratta del più grande consumatore di tabacco al mondo, con oltre 350 milioni di fumatori. L’intento dello studio era quello di monitorare il’abitudine al fumo, o il grado di esposizione al fumo passivo da parte dei soggetti presi in esame, per misurare poi il loro livello di demenza. Al termine dello studio è emerso che il 10% del campione risultava affetto da una sindrome da demenza grave. Il dato allarmante è che la correlazione con tali sindromi poteva essere riscontrata non solo in fumatori o ex fumatori, ma anche in soggetti che non avevano mai acceso una sigaretta, ed erano invece stati esposti al fumo passivo, che, secondo il dottor Ruoling Chen, docente di Sanità pubblica al King’s College London, “dovrebbe essere considerato un importante fattore di rischio per la sindrome della demenza grave. Evitare l’esposizione al fumo passivo può ridurre il rischio di sindrome da demenza grave“.
In Cina nel 2006 erano state introdotte leggi antifumo negli ambienti pubblici, ma molte di esse sono state poi ignorate; è proprio la carenza di norme, o la deficienza nella loro applicazione, a rappresentare un problema rilevante, non soltanto in Cina, ma in tutto il mondo.
Secondo i dati resi noti dall’Oms, infatti, appena l’11% della popolazione mondiale risulta completamente protetta dalle leggi antifumo.
Urge dunque un più deciso impegno a livello governativo, a tutela della salute pubblica, ed in modo particolare a difesa di coloro che sono già schierati contro il tabacco e si trovano ancora, loro malgrado, a respirare il fumo di quelle sigarette che non loro, ma altri, hanno scelto di acquistare, nonostante tutto.
Francesca Di Giorgio