La Corte europea dei diritti dell’uomo respinge il ricorso con il quale il governo italiano ha chiesto il riesame della sentenza con cui la stessa Corte di Strasburgo, ad agosto scorso, bocciò la legge 40 sulla procreazione assistita.
In questo modo, i giudici della Corte europea dei diritti umani rendono definitiva la sentenza emessa lo scorso 28 agosto sulla causa di Rosetta Costa e Walter Pavan (che nel 2006 hanno avuto una bambina con la fibrosi cistica scoprendo nel contempo di essere portatori sani della malattia), ed ha aperto le porte alle diagnosi preimpianto alle coppie affette o portatrici sane di malattie genetiche per “incoerenza del sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto“.
Secondo i giudici la mancanza di coerenza è determinata dal fatto che da un lato si vieta, attraverso la legge 40 del 2004, l’impianto dei soli embrioni non affetti da fibrosi cistica, mentre dall’altro, con la legge sull’interruzione di gravidanza, si autorizzano i genitori ad abortire un feto affetto dalla stessa patologia.