Glutammato e malattie mentali. Chiunque potrebbe essere a rischio di schizofrenia e di psicosi. Chi soffre di psicosi o di schizofrenia presenta livelli maggiori di glutammato nel cervello. Si tratta di un parametro preso in considerazione di recente da parte della scienza, che potrebbe essere utile per individuare i soggetti a maggior rischio e per attuare strategie di prevenzione.
La correlazione tra disturbi mentali e glutammato viene suggerita da uno studio condotto da parte degli esperti del Columbia University Medical Centre, che ha visto la propria pubblicazione ufficiale tra le pagine della rivista scientifica Neuron. Viene così aperta la strada alla possibilità di impiego di un simile parametro per la rilevazione del rischio di andare incontro a patologie mentali.
Per la prevenzione di tali disturbi potrebbe infatti essere utile intervenire agendo sulla produzione del glutammato, limitandola. Secondo quanto dichiarato da parte del dottor Scott Small, professore di neurologia e principale autore dello studio, i processi che coinvolgono il metabolismo nel nostro cervello e che condurranno alla malattia sono in grado di manifestarsi molto presto, permettendo un’azione di prevenzione.
Gli esperti hanno potuto osservare come l’attività del glutammato (un neurotrasmettitore) aumenti nell’ippocampo, osservando un gruppo di giovani pazienti affetti da schizofrenia. Con l’aumento dell’attività del glutammato, l’ippocampo inizierebbe ad atrofizzarsi, portando alla comparsa di malattie mentali.
I ricercatori suppongono come in teoria il fenomeno possa essere osservato tramite scansioni cerebrali sia nella fase iniziale della malattia, che in pazienti a rischio di disturbi mentali. Oltre ad essere utile dal punto di vista della prevenzione, l’osservazione della presenza del fenomeno potrebbe condurre ad attuare misure in grado di rallentare il processo di atrofia dell’ippocampo in pazienti già affetti da disturbi mentali, limitando l’aggravarsi della malattia.
Marta Albè
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