I farmaci generici vengono prescritti ai bambini da parte di medici e pediatri piuttosto raramente. È quanto emerso nel corso del 69° Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria svoltosi la scorsa settimana a Bologna, durante la presentazione di uno studio sul tema, pubblicato da parte della rivista Health Policy.
In Italia la metà dei pediatri (48,2%) decide di trattare meno del 20% dei bambini prescrivendo dei farmaci generici equivalenti. Perché ciò accade? Il ricorso a farmaci generici equivalenti costituirebbe una buona occasione di risparmio sia per le famiglie che per il Sistema Sanitario Nazionale, visti i loro costi più contenuti rispetto ai farmaci di marca.
Uno dei problemi principali al riguardo sarebbe costituito da parte della bioequivalenza, secondo quanto dichiarato da parte del presidente della Società Italiana di Pediatria Giovanni Corsello. Dalle sue parole comprendiamo come nei farmaci equivalenti la legge consenta uno scostamento nella concentrazione di principio attivo fino al 20% rispetto ai farmaci di marca.
Si tratta di valori che nel caso degli adulti risulterebbero ininfluenti, a parere dell’esperto, ma che nel caso dei bambini potrebbero essere causa di un sovradosaggio o di una inefficacia della terapia. Vi è poi un secondo problema, costituito dalla presenza di edulcoranti e di additivi, utilizzati per stabilizzare il farmaco. Tali additivi possono essere differenti da quanto impiegato nel caso di farmaci di marca e dare origine nei bambini a reazioni indesiderate, erroneamente imputate al principio attivo del medicinale stesso.
Un problema più generale correlato al tema bambini e medicinali riguarda la carenza di farmaci testati su soggetti pediatrici, descritta da parte degli esperti come una mancanza dovuta sia a motivazioni etiche che economiche, in quanto i bambini rappresenterebbero una fascia di pazienti piuttosto ristretta, verso la quale le industrie farmaceutiche non avrebbero interesse ad investire. Una norma europea introdotta nel 2007 ha però imposto alle aziende farmaceutiche di testare i nuovi farmaci anche sulla popolazione pediatrica. Ciò potrebbe condurre via via ad una risoluzione del problema.