Per risolvere il reflusso gastroesofageo non basta puntare sulla dieta, ma consumare più verdure può aiutare. Lo rivelano due nuove studi, il primo pubblicato da Digestive Diseases and Sciences, in cui i ricercatori dell’Università di Seul, in Corea, hanno analizzato i dati di 148 monaci buddisti vegetariani, con partecipanti non vegetariani, scoprendo come l’esofagite fosse di gran lunga inferiore nel primo gruppo.
In un altro studio, pubblicato invece su Cancer Causes Control si evidenziato che, su 155 pazienti che soffrivano di esofago di Barrett, fattore di rischio per il tumore dell’esofago, e 777 soggetti sani, una dieta ricca di verdure verdi e legumi era correlata a un ridotto rischio di esofago di Barrett.
“Tra i consumatori abituali di verdure e legumi il rischio di ammalarsi di esofago di Barrett è circa dimezzato”,
ha spiegato Massimo Rugge, coautore dello studio.
Ma dalle linee guida dell’American College of Gastroenterology arriva una vera e propria doccia fredda: non esisterebbe, infatti, alcun regime alimentare valido per ridurre acidità e bruciore in tutti.
“In effetti – spiega al Corriere della sera Massimo Zuin, direttore dell’Unità di gastroenterologia e epatologia dell’Ospedale San Paolo di Milano – queste linee guida hanno ridimensionato il ruolo della dieta e, più in generale, anche dello stile di vita. Non sembra, infatti, giustificata l’esclusione, a priori, di certi alimenti o bevande da parte di tutti i pazienti”.
Persino l’abolizione del fumo e dell’alcol
“non sembra migliorare – continua l’esperto – i sintomi della malattia. In caso di sovrappeso o obesità è invece sempre valida la raccomandazione di dimagrire. Il troppo grasso addominale provoca un aumento della pressione all’interno dell’addome, e la conseguente compressione della parete dello stomaco favorisce il reflusso di acido nell’esofago”.