Alcuni di noi, tra i trucchi salvalinea, includono la sostituzione dello zucchero tradizionale con altri dolcificanti? Siamo sicuri che sia uno stratagemma vincente? Sembra di no. Proprio così: anzi, uno dei dolcificanti più utilizzati, ampiamente presente nelle varie bevande analcoliche in commercio, il fruttosio, sarebbe responsabile di una forma di dipendenza, simile a quella causata dall’assunzione di cocaina.
È la sconvolgente conclusione cui sono giunti i ricercatori dell’Università di Guelph, guidati dal dottor Francesco Leri, professore Associato di Neuroscienze e Scienze Cognitive Applicate. Dopo uno studio che è stato presentato al 2013 Canadian Neuroscience Meeting della Canadian Association for Neuroscience Association Canadienne des Neurosciences. All’origine dello studio vi è un importante quesito: quale è la ragione dell’obesità? Per quale motivo, vista la generalizzata ampia disponibilità di cibo, vi sono individui obesi ed altri no? Gli studiosi hanno ipotizzato che vi siano fattori chimici e biologici ad indurre una certa dipendenza dal cibo, in particolare da alcuni cibi, con la quale poter appunto spiegare la diffusa obesità. E sul banco degli imputati è finito il fruttosio.
I ricercatori hanno preso in esame il comportamento dei topi e messo in evidenza i cambiamenti intervenuti a livello comportamentale e neurobiologico determinati proprio dal consumo di cibi contenenti sciroppo di fruttosio, che causerebbe una forma di assuefazione paragonabile a quella provocata dalla cocaina. Una vera e propria dipendenza, dunque.
Dolci che causano gli stessi effetti di una droga? Il dottor Leri precisa “Abbiamo le prove in animali da laboratorio di una vulnerabilità condivisa nello sviluppare preferenze per i cibi dolci e per la cocaina. Noi non siamo topi, però non pensiamo troppo circa l’impatto dei dolci sul cervello e comportamento dei nostri figli. Ora c’è una convincente evidenza neurobiologica e comportamentale che indica che la dipendenza da cibo è possibile. Il nostro obiettivo primario è quello di scoprire predittori biologici di vulnerabilità a sviluppare un eccessivo consumo di sciroppo di fruttosio“.
È chiaro che qualsiasi forma di dipendenza ha alla radice cause psicologiche molto profonde: si tratta di carenze in vari ambiti che ci si illude di poter compensare con altro, sia esso una sostanza come la droga, l’alcol, il cibo, oppure il gioco o il sesso. È riduttivo, quindi, parlare di colpa del fruttosio. Lo studio ha suscitato la ferma protesta dei produttori di fruttosio, insorti per sottolineare l’inattendibilità di una ricerca condotta su modello animale.
Dove è la verità? Riteniamo sia lecito ipotizzare una serie di concause della dipendenza che sorgendo, come abbiamo detto, da ragioni personali, viene poi rafforzata da una serie di processi chimici attivati proprio dall’assunzione di alcune sostanze, tra le quali, appunto, il fruttosio, come sostiene questa ricerca. Attenzione allora a quello che mangiamo: il cibo può influire sul nostro benessere fisico e psichico molto più di quanto possiamo immaginare.
Francesca Di Giorgio
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