Si fanno i figli più tardi (il 34,7% ha più di 35 anni ) e, rispetto a qualche anno fa, i servizi assistenziali per le neomamme e i neonati sono migliorati in Italia. Sono questi alcuni tra i dati che emergono dal Rapporto Europeo sulla Salute Perinatale che analizza in maniera dettagliata e comparata i dati sulla natalità dei 29 paesi europei. Lo studio è alla sua seconda edizione, la prima c’è stata nel 2008 su dati 2004. Per l’Italia a coordinare la ricerca è stata l’Unità Operativa dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma.
Il dato più negativo che tocca all’Italia è quello sui cesarei. La Turchia è il primo paese europeo con il 47% delle nascite gestite con parto cesareo e dietro questo paese, c’è proprio l’Italia con il suo 38% di nascite con parto cesareo. La situazione per quanto riguarda la mortalità neonatale (dopo un mese dalla nascita) è sempre sopra la media europea (3,4 per ogni 1000 neonati) ma è migliorata dall’ultimo rapporto che attestava l’Italia al 4,4 per 1000. Invece la morte fetale (bambini nati morti o gravidanze interrotte dopo i 90 giorni) la percentuale è al 2,4 per 1000.
Secondo i medici, uno dei dati più critici è quello relativo all‘età delle donne al primo figlio. Scegliere di posticipare la maternità nell’arco di tempo che và dai 35 ai 42 anni può essere chiaramente più rischioso che avere dei bambini in giovane età. C’è rischio di parto pretermine, basso peso alla nascita, parto gemellare (passato al 3% dal 2,4% del primo studio), diabete gestazionale.
Nell’eccesso di cesarei, invece, non ci sono le scelte di vita delle donne. Piuttosto responsabilità di ospedali e medici che spesso preferiscono affidarsi a un ‘tranquillo’ cesareo programmato che a un parto naturale. In realtà, per quanto sicuro e ben gestito, il parto cesareo presenta una serie di elementi invasivi e i tempi di ripresa sono senza dubbio più lenti. Si può ricorrere al parto cesareo solo in casi di emergenza e non programmarlo per semplificare o ridurre i tempi. Sono queste le principali considerazioni che i medici italiani hanno accompagnato alla seconda edizione dello studio. Che ha fotografato in Italia una realtà media, con alcuni miglioramenti ma ancora delle criticità da superare.
Sara Tagliente