Attenzione a quello che scrivete nei messaggi! Le parole che compongono il vostro messaggio potrebbero svelare dei significati più profondi di quanto crediate.
Secondo alcuni scienziati californiani, quando le donne sono felici della propria relazione scrivono usando la prima persona. Dunque, se la vostra fidanzata digita spesso la parola “io” nei messaggi che vi manda, state tranquilli, non è egocentrica ma solo molto felice.
Gli studiosi hanno esaminato 70 coppie soffermandosi sui messaggi e analizzando, per dieci giorni, i partecipanti di 19 anni circa. Sei mesi dopo, circa il 60% delle coppie continuava a stare insieme, mentre gli altri si erano lasciati.
I ricercatori hanno letto tutte le conversazioni e hanno scoperto che le coppie che utilizzano più spesso parole dal significato positivo, come “grande“, “felice” e “amore“, sono le stesse che poi riescono a tenere in piedi la relazione mentre le altre naufragano dopo pochi mesi.
Le donne
Per quanto riguarda le donne, quelle che usano la parola “io” sono del 30% più stabili e innamorate di quelle che utilizzano il “noi”. Secondo i ricercatori dipende dal fatto che si tratta di ragazze sicure di sé, che trovano nell’altro un amico con il quale sfogarsi e non solo un fidanzato.
Le donne, prosegue l’esperto, in genere tendono ad essere più espressive dal punto di vista emozionale e quando riescono ad aprirsi pienamente sono anche più felici a livello di coppia.
Dai dati raccolti risulta anche che le donne che usano delle parole, classificate dai ricercatori come “negazioni positive”, per esempio l’espressione “non felice”, sono poco soddisfatte di loro stesse e della storia con il proprio fidanzato.
Gli uomini
Per quanto riguarda gli uomini, sono più propensi a ricorrere al sarcasmo. Mentre, l’utilizzo di parole che fanno riferimento a emozioni negative, come ad esempio “rabbia”, non sarebbero quasi mai da mettere in relazione o correlazione con il grado di stabilità amorosa.
Ma sono le parole che rendono più salda una relazione o è la relazione stessa ad ispirarle? Fino a che punto il nostro linguaggio è rappresentazione del nostro universo?
Forse questa è una risposta che è meglio non aspettarsi dai ricercatori ma da se stessi e dal proprio partner. Con un occhio sempre al cellulare.