E dopo aver mappato il cervello in 3D, un team di ricercatori giapponesi ha sviluppato un nuovo zucchero, la cui soluzione a base di acqua e fruttosio è in grado di rendere trasparenti i tessuti del cervello in soli tre giorni. Il meccanismo non provoca alcuna alterazione della natura e della forma chimica dei campioni. In combinazione con la microscopia a fluorescenza, questa tecnica ha permesso loro di ottenere immagini dettagliate di un cervello di topo con una risoluzione senza precedenti.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Centro RIKEN di Biologia dello sviluppo. Il team ha sviluppato un modo per ottenere una visione migliore dei tessuti senza danneggiarne le cellule. Per anni, infatti, gli esperti hanno cercato di rendere trasparenti i tessuti biologici, che potrebbero contribuire a studiare i dettagli più sottili del tessuto.
“Tuttavia, queste tecniche di compensazione hanno dei limiti perché inducono danni chimici e morfologici nei campioni e richiedono procedure in termini di tempo“, ha dichiarato il dottor Takeshi Imai, autore principale dello studio.
La nuova soluzione, denominata SeeDB, è essenzialmente acquosa e composta di fruttosio. Questa è stata sviluppata dal dottor Imai e dai suoi colleghi Meng-Tsen Ke e Satoshi Fujimoto. Gli scienziati, inoltre, sono stati in grado di ottenere un campione di tessuto cerebrale trasparente in soli tre giorni. La soluzione ha infatti trasformato il tessuto, rendendolo trasparente e senza danneggiarne la struttura.
In questo modo, gli studiosi sono stati facilmente in grado di osservare il circuito neuronale del cervello senza fare sezioni meccaniche del tessuto cerebrale. Il team ha riferito che era possibile vedere i circuiti delle cellule mitrali nel bulbo olfattivo con una risoluzione molto alta per ogni singola fibra.
“Dato che SeeDB è poco costoso, veloce, facile e sicuro da usare e non richiede attrezzature speciali, si rivelerà utile per una vasta gamma di studi, tra i quali lo studio dei circuiti neuronali in campioni umani“, hanno spiegato gli autori dello studio.
La ricerca su SeeDB è stata pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience.
Federica Vitale
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