Il cordone ombelicale, che nasce dalla placenta ed è lungo 55 cm, è l’organo che permette la sopravvivenza e la crescita del bambino durante la sua permanenza nel grembo materno. Proprio attraverso i vasi sanguigni del funicolo ombelicale l’ossigeno e il nutrimento giungono dalla mamma al feto.
È sempre attraverso gli stessi vasi sanguigni del cordone, che il bambino restituisce alla placenta i cataboliti, ossia le sostanze di scarto derivanti dal suo metabolismo. Un collegamento, uno scambio vitale, quindi, tra la mamma e il proprio bambino. Ma non solo: il cordone ombelicale contiene una elevata percentuale di cellule staminali, tante quanto quelle presenti nel midollo osseo. Tali cellule, in quanto capaci di auto-riprodursi, possono essere utilizzate per rigenerare gli elementi costitutivi del sangue come piastrine, globuli bianchi e rossi, e riparare tessuti e organi danneggiati. È proprio in virtù delle loro caratteristiche, che esse possono, dunque, a buona ragione, essere utilizzate, attraverso il loro trapianto, per la cura di malattie del sistema immunitario, sanguigno e metabolico e di tante altre patologie di tipo oncologico e genetico.
È chiaro che preservare il cordone ombelicale, quale prezioso strumento biologico per la salvaguardia futura della propria salute, rappresenta una scelta saggia e responsabile. È a tal fine che una corretta informazione al riguardo acquisisce un ruolo di fondamentale importanza. È bene che ai futuri genitori venga fornito, durante la gravidanza, un valido supporto per una decisione libera e consapevole.
Recenti indagini hanno evidenziato come in Italia la disinformazione in materia interessi l’89% della popolazione e determini l’allontanamento del cordone ombelicale come rifiuto biologico nel 95% dei casi. Informazione significa preservare questo fondamentale patrimonio biologico. Preservare significa scegliere di donare il sangue del proprio cordone ombelicale o di congelarlo preventivamente per uso privato.
Donazione Vs Conservazione del cordone: procedura e legislazione
Le cellule staminali del cordone ombelicale possono essere prelevate solo una volta nella vita, e cioè, al momento del parto. Il prelievo, del tutto indolore e sicuro per la mamma e per il feto, avviene, infatti, solo dopo il taglio del cordone ed è effettuabile presso qualsiasi struttura sanitaria. Si può decidere di effettuare una donazione volontaria eterologa, cioè per uso altruistico, delle cellule staminali del cordone ombelicale del proprio bambino, utilizzabili, però, solo dietro previo accertamento di compatibilità. Di tali cellule, raccolte in banche pubbliche, non si avrà più né tracciabilità né proprietà (inoltre, va anche detto che più dell’85% dei campioni donati in banche Pubbliche viene cestinato).
La donazione è permessa e regolamentata in Italia dal decreto del 18 Novembre del 2009 che, allo stesso tempo, autorizza la conservazione privata del sangue del cordone ombelicale presso banche estere. In Italia è possibile conservare per uso privato il sangue ombelicale solo in due casi: se al momento del parto il bambino, o un consanguineo, presenta patologie curabili con le cellule staminali del cordone ombelicale, oppure nel caso in cui sussista il rischio di dar vita a bambini affetti da malattie genetiche ereditarie. Quindi, la conservazione preventiva per la cura di eventuali patologie future è vietata dalla normativa italiana, se invece si è già malati, allora è autorizzata.
Per ovviare a questo problema e rispondere a una domanda sempre più interessata al trapianto autologo o intra-familiare, nascono banche private per la conservazione del cordone ombelicale come Seracell. Dopo il parto infatti, in conformità con la legge italiana, è possibile trasferire in una banca delle staminali estera il sangue cordonale, dove viene congelato fino a quando non si presenti la necessità di utilizzo sia del bambino che di un suo stretto familiare. Un’assicurazione biologica di cui si è proprietari e di cui viene mantenuta la tracciabilità. Per conservare il sangue cordonale presso banche private come Seracell, con sede a Rostock in Germania e operante con la Sanità Pubblica Tedesca, bisogna ottenere il Nulla Osta all’Esportazione rilasciato dalla Direzione Sanitaria della struttura dove avverrà il parto.
La procedura prevede la compilazione di un modulo informativo, un prelievo di sangue della mamma e il pagamento di un ticket alla propria Asl di riferimento. Solo in seguito alla consegna di questa modulistica, avviene il rilascio dell’Autorizzazione all’Esportazione da parte delle Regioni e Province autonome necessaria per il congelamento del proprio sangue cordonale all’estero.
Photo Credit Seracell