Alimentazione e idratazione saranno concesse fino al termine della vita o fino a quando non siano considerate più utili, in base alle condizioni del paziente. Proprio ieri la Commissione affari sociali della Camera ha approvato l’emendamento del relatore Domenico Di Virgilio.
Tale norma prevede che cibo e acqua “devono essere mantenute fino al termine della vita ad eccezione dei casi in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo”.
Una piccola rivoluzione, anche se non si può parlare propriamente di eutanasia, poichè tale norma si applicherebbe solo a quei malati terminali considerati “senza speranza”, ovvero quelli che stanno progredendo verso la fine.
Tale emendamento modifica il comma 5 dell’articolo 3 della legge sul biotestamento, quello che riguarda, appunto, l’alimentazione e l’idratazione artificiale. Ma come ha precisato Di Virgilio, la correzione di tale comma non è un’apertura nei confronti dell’opposizione: “Abbiamo ampliato la platea non solo a quei soggetti in stato vegetativo ma anche a quelli in stato comatoso e in fase terminale, che non sono in grado di intendere e di volere. Questi soggetti possono presentare infatti condizioni cliniche in cui eccezionalmente il medico può stabilire che la nutrizione e l’alimentazione siano controproducenti“.
Ma il capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera, Livia Turco, non nasconde le sue perplessità: “Votando l’emendamento Di Virgilio al Ddl sul biotestamento, la maggioranza ha fatto un pasticcio perché non è chiaro in quali casi concreti sia possibile la sospensione della nutrizione artificiale e chi la decida“.
Francesca Mancuso