Niente più occhialini 3D al cinema per i bambini di età inferiore ai 6 anni. Lo ha stabilito il Consiglio Superiore di Sanità dietro richiesta del Codacons.
Per di più gli occhiali dovranno essere monouso – proprio come gli occhialini biodegradabili che si sono inventati negli Usa –, mentre l’intervallo tra il primo e il secondo tempo dovrà essere di qualche minuto più lungo.
Il parere formulato dalla sezione II del Css sottolinea che
“per la visione di spettacoli cinematografici l’utilizzo degli occhiali 3D sia controindicato per i bambini al di sotto dei 6 anni di età; limitato nel tempo per gli adulti; garantito con fornitura del tipo monouso agli spettatori”.
Inoltre, l’organo del Ministero della salute ritiene necessaria anche una più ampia informazione per un utilizzo corretto degli occhiali tridimensionali nelle sale cinematografiche.
E da qui subito la polemica. Una simile decisione, infatti, rischia di far chiudere i battenti a più della metà dei cinema italiani in 3D.
Oggi su circa 3000 sale cinematografiche esistenti in Italia, oltre 500 sono in 3D, per cui se una successiva ordinanza del Ministero della salute non correggerà il tiro, molti esercenti dovranno fare i conti col rischio chiusura.
Il punto della circolare che solleva il polverone è quello relativo all’utilizzo di lenti usa e getta, impossibile da rispettare, pare, in moltissime sale italiane.
Infatti, la tecnologia 3D non è uguale in tutti i cinema. Attualmente sono usate, a seconda delle sale, tre diverse tecnologie di cui solo una, la Real D, prevede occhiali monouso.
Le altre sono il Dolby 3D e l’XpanD 3D e tutte le sale che le utilizzano sarebbero fuori legge se arrivasse un’ordinanza del ministero restrittiva in materia.
Leggi anche: Occhiali 3D: no ai minori di 6 anni e solo monouso
Così l’Anec e l’Anem, associazioni rappresentative degli esercenti cinematografici italiani, denunciano
“Siamo di fronte ad una vera e propria campagna di ingiustificato allarmismo e di non corretta informazione. Al fine di scongiurare l’adozione di azioni restrittive della libertà di mercato e di non contribuire a procurare allarme ingiustificato, si ricorda che oltre 14 milioni di spettatori hanno visto in Italia film in 3D decretando un successo in costante crescita e che gli episodi conosciuti di reali conseguenze a seguito della visione di questi film che richiedono l’uso degli occhiali sono assolutamente trascurabili. Non neghiamo l’autorevolezza del Consiglio Superiore della Sanità, ma ci domandiamo come mai non siano state ascoltate le aziende produttrici, come mai non siano state ascoltate le aziende dell’esercizio, come mai non siano state valutate le differenze tra i vari sistemi di proiezione, come mai non si sia entrati nel merito specifico”.
“C’è un’incompatibilità tra i diversi sistemi che non permette la riconversione delle sale con il sistema Real D – chiarisce Mario Mazzetti responsabile ufficio cinema dell’Anec – sono stati investiti centinaia di migliaia di euro per dotarsi di proiettori e schermi e molte sale rischierebbero la chiusura. Non si può imporre una tecnologia a scapito di un’altra. Se poi in tutto il mondo si usassero solo occhiali 3D usa e getta si creerebbero enormi problemi di produzione e di smaltimento degli stessi”.
E intanto il Codacons minaccia una class action contro il Ministero della salute e gli esercenti cinematografici se non sarà seguito il parere espresso dal Css.