“E maledette zanzare” così canta Giusy Ferreri, ma si tratta di un’espressione che, quando il clima diventa più mite, inizia ad essere sulla bocca di tutti.
Trattenere il desiderio di stare in casa con le finestre aperte se non si è muniti di zanzariere; inserire nella lista della spesa per una serata barbecue candele o prodotti repellenti; indossare abiti che lascino scoperte la minore superficie corporea possibile, per evitare punture. Sono solo alcune delle strategie cui ci costringono le tanto odiate zanzare, corredo irrinunciabile della stagione estiva.
E se non si riesce ad eliminare completamente la loro presenza? Se, anzi, a pungere sono invece api, vespe, zecche, come comportarsi?
Qui di seguito un piccolo vademecum antipanico, per rispondere nella maniera più appropriata a punture, pruriti e gonfiori cutanei più o meno evidenti, provocati dai diversi insetti che durante l’estate più facilmente rischiamo di incontrare.
Indice
Vespe
“Una vespa può pungere diverse volte fino a quando non lascia il suo pungiglione nella pelle” spiega il dottor Shuaib Nasser, allergologo presso Cambridge University NHS Trust. “Si avverte un forte dolore – prosegue – e, in base a come si reagisce al veleno, si può notare un gonfiore che aumenta. Generalmente questo dura per alcuni giorni. Occorre applicare una compressa di garza per avere sollievo. Prendere un antistaminico o utilizzare una preparazione acquistabile senza la prescrizione del medico aiuta a calmare il prurito e l’infiammazione“. Vi sono però casi in cui è opportuno ricorrere alla consulenza di un medico, come chiarisce Nasser “Se il gonfiore è più grande della misura della propria mano, è necessario utilizzare una crema steroidea per ridurre l’infiammazione. Comunque, se il gonfiore è localizzato in parti come le labbra, se si avvertono difficoltà a respirare o si sentono giramenti di testa, bisogna richiedere aiuto immediatamente, perché c’è il rischio di soffrire di anafilassi, una reazione allergica molto seria che in alcuni casi, anche se rari, può rivelarsi fatale. L’anafilassi richiede di essere trattata con un’iniezione di adrenalina. Le perone allergiche alle punture di vespe o api dovrebbero indossare un braccialetto di riconoscimento e portare sempre con sé due dosi di adrenalina. “
Api
“Quando un’ape punge – spiega il dottor Nasser – lascia il suo pungiglione acuto conficcato nella pelle e vola via. Attaccato a questo pungiglione c’è un sacchetto con il veleno. Il pungiglione, perciò, deve essere rimosso con estrema cautela, per evitare di pungere il sacchetto e causare la fuoriuscita del veleno. Si può procedere così: basta afferrare delicatamente il sacchetto e fallo saltare via con un oggetto che abbia un bordo resistente, come ad esempio una carta di credito“.
La puntura, poi, va trattata secondo le stesse modalità che abbiamo descritto per le punture di vespa. Occorre fare molta attenzione se si decide di ricorrere a rimedi “fatti in casa”, come ad esempio l’aceto o il bicarbonato di sodio, perché non si può essere sempre certi di quale insetto ci abbia punto. Trattare una puntura acida di ape con aceto, o una puntura alcalina come quella di vespa con il bicarbonato di sodio può solo aggravare ulteriormente la situazione. Anche nel caso di punture di api occorre fare attenzione al rischio di anafilassi ed nel caso in cui si manifestano i sintomi di questa reazione, recarsi immediatamente da un medico.
Pulci
“Una singola pulce spesso punge diverse volte, producendo un’irritazione a grappolo – spiega il dermatologo Andrew Wright – Questo generalmente accade dietro il ginocchio o intorno alle caviglie. Occorre calmare il prurito con lozione alla calamina (una mistura realizzata con ossido di zinco e ossido ferrico), senza tuttavia eccedere nell’uso, perché c’è il rischio di seccare la pelle“. Il dottor Wright, inoltre, consiglia di consultare un medico nel caso in cui ci si sopra particolarmente sensibili alle punture di pulci. “In alcuni casi – afferma – queste possono determinare una reazione nota come orticaria papulosa, che si manifesta attraverso una serie di rigonfiamenti pruriginosi e rossi“.
Zanzare
“È raro avvertire il momento esatto in cui le zanzare pungono, poiché esse generalmente iniettano un anestetico prima della puntura vera e propria” chiarisce il dottor George Kassianos, esperto di immunizzazione al Royal College of GPs e referente della campagna di informazione sulla malaria. “Il prurito si può sviluppare fino ad alcune ore dopo, in base alla sensibilità individuale – prosegue – La puntura produce un rigonfiamento rosso, che va trattato con antistaminico topico. Questo blocca i recettori dell’istamina nelle terminazioni nervose, riducendo il rigonfiamento e l’irritazione cutanea”.
L’esperto raccomanda di non grattare la zona dell puntura, altrimenti si potrebbe produrre un’infezione locale. Se si va all’estero, è bene sapere che alcune zanzare sono portatrici di malaria e di altre malattie. “Occorre fare attenzione perché i sintomi non si manifestano fino a quattordici giorni dopo essersi recati all’estero; l’aver visitato un paese in cui non si corre il rischio di contagio non mette al riparo dalla possibilità di contrarre la malattia, anche solo viaggiando con aerei che sono stati nelle zone malariche“.
Formiche rosse
“Le formiche rosse e volanti possono pungere ma questo di solito accade solo quando ci si siede su un nido. È un rimedio efficace l’utilizzo del dopo puntura, che offre sollievo dal prurito” afferma la farmacista Mari Fitzgerald.
Zecche
Si tratta di piccoli membri della famiglia dei ragni, note per la consuetudine a succhiare sangue. Non possono saltare e così si attaccano alla pelle dell’uomo quando qualcuno passa loro vicino. Se la zecca punge e va via, si sviluppa un rigonfiamento rosso. Se la zecca è ancora presente dopo la puntura, rimuoverla con una pinzetta con un gesto deciso. “Si deve evitare di torcerla o strapparla – afferma il dottor Roger Henderson – perché parte della sua testa si può rompere e causare infezione. Una volta che è stata rimossa è opportuno pulire l’area con una crema antisettica per prevenire ulteriori infezioni. Le punture delle zecche guariscono in circa tre settimane“.
Conoscere il nemico, anzi, i nemici, aiuta ad affrontarli senza paura e a poter godere di un’estate più serena!
Francesca Di Giorgio