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Sclerosi multipla: il metodo Zamboni, pro e contro

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È possibile al momento e grazie alle attuali conoscenze scientifiche guarire completamente dalla sclerosi multipla? Allo stato attuale potrebbe essere incauto parlare di guarigione completa o di reali possibilità di guarigione dalla malattia. Gli esperti si trovano tuttora impegnati nello svolgere ricerche in merito e alcune delle possibili terapie vengono effettuate in maniera sperimentale.

È di poche settimane fa la notizia relativa al primo paziente italiano sottoposto a Genova ad un trapianto di cellule staminali finalizzato alla cura della sclerosi multipla. Allo stesso trattamento verranno sottoposti altri 30 pazienti, all’interno di un ciclo di sperimentazioni in proposito. Accanto alle opportunità offerte dall’impiego delle cellule staminali, si ritorna a discutere di una differente prospettiva di cura per la sclerosi multipla.

Si tratta del metodo Zamboni, che già nel 2010 si trovava al centro dei dibattiti nel mondo scientifico e che da alcuni giorni è tornato alla ribalta delle cronache in seguito alle dichiarazioni rilasciate da parte di Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, che si è sottoposta di recente ad un intervento per risolvere l’insufficienza venosa cerebrospinale cronica (CCSVI) all’interno di una sperimentazione, come secondo quanto dettato dagli studi effettuati da parte del dottor Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell’Università di Ferrara.

Nicoletta Mantovani, a sei mesi dall’intervento, si è dichiarata guarita. Ma sarebbe troppo presto per poter parlare di guarigione sicura, in linea generale, in quanto il metodo Zamboni è ancora sperimentale e ritenuto come non privo di rischi. Nel febbraio 2010 erano giunte dagli Stati Uniti le prime conferme relative all’impiego del metodo Zamboni su pazienti affetti da sclerosi multipla. Si tratta di un’operazione endovascolare mini-invasiva che permetterebbe di risolvere quelle difficoltà circolatorie che secondo Zamboni darebbero origine alla sclerosi multipla. I pazienti che soffrono di CSSVI avrebbero inoltre il 43% di possibilità in più di contrarre la sclerosi multipla stessa.

Poiché si tratta di una malattia molto complessa, a parere degli esperti sarebbe prematuro parlare di guarigione. Anche nel caso della sclerosi multipla benigna, che compare in maniera acuta ma senza causare disabilità, possono verificarsi delle ricadute, a causa delle quali non sarebbe ancora possibile parlare di una vera guarigione.

La stessa procedura per la risoluzione della CSSVI non è considerata esente da rischi, dei quali i pazienti dovrebbero essere informati. Non tutti i medici sono convinti dell’efficacia del metodo Zamboni. Secondo quanto dichiarato dal dottor Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, sulla base dei dati rilevati dallo studio COSMO, tra la CSSVI e la sclerosi multipla non esisterebbero correlazioni e non sarebbe dunque opportuno che i pazienti prevedessero di sottoporsi all’intervento proposto dal metodo Zamboni con la speranza di guarire dalla sclerosi multipla.

Le sue parole sono state espresse con l’intenzione di tutelare pazienti e cittadini. D’altra parte, Nicoletta Mantovani ha dichiarato di non accusare più alcun sintomo e di aver ricevuto in dono una nuova vita dopo l’operazione. È dunque possibile che il metodo Zamboni riesca ad influire positivamente sul decorso della sclerosi multipla? Se ciò fosse confermato da dati solidi, ci troveranno di fronte ad una vera e propria opportunità di cura.

Marta Albè

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Life Coach, insegnante di Yoga e meditazione. Autrice del libro “La mia casa ecopulita” edito da Gribaudo - Feltrinelli editore.