“La depressione distrugge gli interessi della persona, li sgretola fino al punto di farli diventare finissima sabbia“.
Questo, nelle parole dello psicologo Aldo Carotenuto, il male oscuro che affligge milioni di persone. Il depresso prova un senso di noia continuo, di difficoltà nello svolgimento delle normali attività, tutto sembra essere difficile e privo d’interesse. Il distacco affettivo verso i familiari e le persone care diventa sempre più forte così come la sensazione di sentirsi aridi e vuoti, privi di sentimenti.
Lo stato depressivo si manifesta con una riduzione dei movimenti spontanei e con un irrigidimento della mimica; anche il linguaggio diventa più sterile, le risposte sono brevi e concitate e gli argomenti di cui trattare si riducono al minimo. Diventa tutto pesante e faticoso, muoversi, parlare, esprimere le proprie idee.
Ovviamente la depressione può gravemente compromettere la vita di una persona e il suo modo di relazionarsi agli altri. Non può quindi considerarsi solo un abbassamento dell’umore, ma un insieme di sintomi più o meno complessi che alterano anche in maniera consistente il modo in cui una persona ragiona, pensa e raffigura se stessa, gli altri e il mondo esterno.
Indice
I numeri
60 milioni le persone depresse in Europa
15 milioni in Italia, che nel 2020 potrebbero raddoppiare
1 persona depressa su 3 lo è ancora dopo un anno
1 su 10 deve continuare la terapia dopo 5 dal primo episodio
Più della metà avrà una ricaduta nell’arco della sua vita
Fonte: Oms
Inoltre, la depressione e la distimia sono maggiormente presenti nelle donne in un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini. La prevalenza del disturbo depressivo maggiore in età adulta è del 10-25% nelle donne e del 5-12% negli uomini. La probabilità di avere un episodio depressivo maggiore entro i 70 anni è del 27% negli uomini e del 45% nelle donne.
Dal 1940, nei Paesi industrializzati, continua a crescere l’insorgenza di questo disturbo mentre si abbassa l’età media della manifestazione.
Molti studi dimostrano anche una sostanziale continuità della depressione lungo l’intero arco di vita. Infatti, circa l’80% dei bambini con disturbo depressivo tende a presentare la stessa patologia anche in età adulta.
I sintomi
L’episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che durano almeno due settimane, causando una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti della vita. Fra i principali sintomi:
- Tono dell’umore basso, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto o come osservato da altri
- Marcata diminuzione d’interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (anedonia)
- Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito
- Alterazioni del sonno, insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
- Agitazione o rallentamento psicomotorio
- Affaticabilità o mancanza di energia
- Sentimenti di auto svalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa
- Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere decisioni, quasi ogni giorno
- Tendenza ad ammalarsi con frequenza
- Agitazione
- Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure con tentativo di suicidio e relativa elaborazione di un piano specifico
Per parlare di episodio depressivo maggiore è necessaria la presenza di almeno 5 di questi sintomi.
Nella maggior parte dei casi la depressione si configura proprio come disturbo depressivo maggiore. Nel 50-60% dei casi questi episodi saranno seguiti da un ulteriore episodio depressivo.
Tipi di depressione
La depressione può assumere la forma di un singolo episodio transitorio, si parlerà quindi di episodio depressivo, oppure di un vero e proprio disturbo. Si parlerà quindi di disturbo depressivo. L’episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità. Quando i sintomi sono tali da compromettere l’adattamento sociale, si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni a eventi luttuosi.
Distimia (o disturbo distimico)
Presenza di umore cronicamente depresso, per un periodo di almeno due anni. In questo caso i sintomi depressivi, nonostante la loro cronicità, sono meno gravi e non si perviene mai a un episodio depressivo maggiore.
Disturbo dell’adattamento con umore depresso
Èconseguenza di uno o più fattori stressanti e si manifesta in genere entro 3 mesi dall’inizio dell’evento con grave disagio psicologico e compromissione sociale. Solitamente eliminato il fattore di stress, tale depressione scompare entro 6 mesi.
Depressione secondaria
Depressione dovuta a malattie psichiatriche e non, o a farmaci. Spesso, infatti, alcune malattie mostrano come primi sintomi variazioni del tono dell’umore, fra le quali: sclerosi multipla, morbo di Parkinson, tumore cerebrale, lupus eritematoso sistemico.
Depressione reattiva
Depressione dovuta a un evento scatenante come un lutto, una separazione, un fallimento, i cui sintomi, però, si dimostrano eccessivamente intensi e prolungati rispetto alla causa scatenante. Al suo interno si possono collocare i disturbi dell’adattamento e le reazioni da lutto.
Depressione mascherata
Depressione che si manifesta principalmente con sintomi cognitivi, somatici o comportamentali, a dispetto di quelli affettivi. In realtà sono semplicemente amplificati aspetti non affettivi della depressione.
La classificazione non si riduce semplicemente a queste poche categorie. Esistono varie sottocategorie e depressioni tipiche di alcuni eventi particolari, come ad esempio la depressione post-partum o quella post nozze.
Quanto alle cause, non ne esiste una sola poiché sono molti i fattori che possono contribuire a originarla. In alcune persone, la depressione si sviluppa a causa di più fattori concomitanti, mentre per altre può esserne sufficiente uno solo. Nonostante i numerosi studi compiuti, le cause che la originano sono ancora oggi poco chiare. Inizialmente vi erano due correnti opposte di pensiero, una che attribuiva maggiore importanza alle cause biologiche, l’ altra a quelle psicologiche. Oggi i dati disponibili suggeriscono che la depressione è una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici.
Le cure
Molte sono le cure farmacologiche cui si possono sottoporre le persone affette da depressione.
wellMe si limita ad elencare quelle a più largo consumo, senza voler in alcun modo sollecitarne l’utilizzo.
Rimettiamo all’esclusivo parere del medico curante l’eventuale ricorso ai farmaci.
La terapia d’elezione nei trattamenti somatici è a base di psicofarmaci, ma non è l’unica. Gli psicofarmaci hanno il compito di normalizzare l’equilibrio alterato dei neurotrasmettitori.
I farmaci per curare la depressione sono detti antidepressivi e in generale si possono dividere in tre grandi categorie:
- gli antidepressivi triciclici (ATC)
- gli antidepressivi inibitori delle monoaminossidasi (I-MAO)
- gli antidepressivi a struttura non triciclica o di seconda generazione
Alcuni antidepressivi possono causare interazioni e disturbi negativi con l’assunzione di alcuni alimenti, come formaggi, alcuni vini e birre, fegato, trippa, aringhe, fagioli, banane, fave e fichi.
Gli antidepressivi di nuova generazione sono divisi in 5 gruppi:
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) che comprende Fluoxetina, Fluvoxamina, Paroxetina, Sertralina, Citalopram ed Escitalopram.
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (NSRI o SNRI), rappresentati principalmente dalla Venlafaxina e dalla Duloxetina.
- Antidepressivi serotoninergici specifici e noradrenergici (NaSSA), che hanno il loro capostipite nella Mirtazapina.
- Inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina (NaRI) che hanno il loro capostipite nella Reboxetina
- Recentemente in Italia è stato ammesso in commercio il Bupropione antidepressivo che appartiene al gruppo degli NDRI (inibitori della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina).
In genere, le terapie con farmaci antidepressivi vanno seguite per un tempo variabile dalle 2 alle 4-6 settimane prima di ottenere un effetto antidepressivo (latenza rispetto all’efficacia antidepressiva). Secondo alcuni studi clinici questo tempo di latenza è più breve per gli antidepressivi nuovi.
Rimedi naturali
L’unico prodotto naturale con dimostrate proprietà antidepressive è l’Iperico (noto anche come Erba di S. Giovanni). Si ritiene che anche l’origano abbia delle proprietà anti-depressive e che l’esposizione al sole possa essere d’aiuto. In funzione antidepressiva sono utilizzati con buoni risultati anche stabilizzanti dell’umore, come i sali di Litio, agonisti della dopamina come il pramipexolo e altri farmaci non classificati come antidepressivi.
Esistono altri trattamenti somatici che possono essere utilizzati per curare la depressione, come la terapia elettroconvulsiva, la fototerapia e la deprivazione da sonno. Si tratta di terapie molto discusse e contestate, o comunque, ancora sperimentali e non provate scientificamente.
La psicoterapia
Esistono moltissimi tipi di interventi psicologici sulla depressione. Alcune delle psicoterapie possibili sono ad esempio:
- Terapia cognitiva
- Terapia comportamentale
- Terapia a orientamento psicoanalitico
- Psicosintesi
- Psicoterapia di sostegno
- Terapia di gruppo
- Terapia familiare
- Comico terapia
- Training autogeno
- Psicoterapia struttural-dialettica
Per molto tempo si è ritenuto che gli interventi psicologici sulla depressione avessero una scarsa o nulla efficacia. Oggi, invece, è ampiamente dimostrato che esistono varie terapie efficaci nel contrastare la depressione, in particolare la terapia cognitivo – comportamentale.
La ricerca di un aiuto avviene generalmente all’apice del malessere e spesso a fare questa richiesta sono le persone che stanno accanto a chi è depresso. È molto importante capire come avviene questa richiesta perché in base a questo si può decidere che tipo di trattamento effettuare. Nel caso in cui una persona si attiva per chiedere aiuto per un componente del suo nucleo familiare che non è in grado di farlo, si può pensare di intraprendere una terapia familiare e lavorare tutti insieme per uscire dagli schemi rigidi in cui si è incastrati.
Un esempio può essere il seguente: il depresso sta male e la sua famiglia si attiva per farlo star meglio, ma poiché questo è l’unico modo che chi è depresso utilizza per chiedere aiuto, questo rinforzerà il suo malessere avendo avuto il beneficio secondario di avere cure e attenzioni dalla sua famiglia. Ridefinendo in un contesto terapeutico questi giochi relazionali, si potranno sciogliere i vecchi schemi e crearne di nuovi e più salutari per tutto il sistema.
Un altro modo attraverso cui è possibile trattare la depressione è con la psicoterapia individuale. Anche in questo caso è molto importante la modalità attraverso cui avviene la richiesta e la motivazione al cambiamento, poiché il pessimismo che accompagna chi soffre di questo male da poche speranze di cambiamento.
Nella fase iniziale un fattore terapeutico è costituito da un lavoro sulla creazione della relazione terapeutica, col tempo si svilupperà la possibilità di potersi affidare e s’imparerà a parlare del proprio malessere, abbandonando le modalità disfunzionali sino ad allora utilizzate.
La depressione è una malattia che affligge le persone per molti anni e per questo il processo di cambiamento richiede tempi di trattamento lunghi, ma una buona motivazione, una solida rete sociale e familiare possono favorire l’uscita da questo doloroso malessere e permettere a chi attraversa questo tunnel di assistere alla rinascita della propria anima, così come avviene per l’araba fenice che riesce a risorgere dalle proprie ceneri.
Manuela Marino