Tutte sappiamo che la cellulite dipende principalmente dall’alimentazione, ma sapevate che anche il metodo di cottura dei cibi influisce sulla cellulite? È quanto emerso al congresso nazionale della Società italiana di medicina estetica, tenutosi a Roma, durante il quale gli esperti hanno dichiarato che non esistono cibi “buoni” o “cattivi”, perché tutto dipende dalla cottura degli stessi.
Il processo di cottura, infatti, provoca la formazione di sostanze nocive, denominate Ages – Advanced glycation end product – le quali danneggiano i tessuti connettivi.
«Gli Ages – spiega Pier Luigi Rossi, docente di Scienza dell’Alimentazione e Medicina Preventiva all’Università di Bologna – sono composti molecolari aggressivi che agiscono sui recettori delle membrane cellulari dei fibroblasti, le cellule della pelle, sul collagene e sugli adipociti alterando il tessuto connettivo, il sistema venoso, arterioso e linfatico».
Dunque, come possiamo ridurre queste sostanze nocive? «Seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri – continua il professor Rossi – privilegiando cibi crudi o cotti al vapore, riducendo il consumo di bevande zuccherate e cibi industriali».
Ciò significa limitare, ad esempio, la pastasciutta, la crosta del pane bianco, il latte a lunga conservazione, la carne arrosto, i dolci cotti al forno, ma anche le bevande dietetiche e i dolcificanti, che andrebbero sostituiti con vegetali, latte fresco pastorizzato e cibi cotti al vapore o a fuoco lento.
«Il rischio – conclude Rossi – aumenta del 13% introducendo un milione di unità Age al giorno, in pratica l’equivalente di una fetta di torta o 150 grammi di frittura o 200 grammi di carne alla brace. Le conseguenza dell’accumulo di Ages nell’organismo non si vedono da giovani, ma cominciano a farsi sentire dopo i 35 anni».
Alla luce di ciò, se vogliamo mantenere la nostra pelle giovane evitando quella fastidiosa buccia d’arancia, dobbiamo seguire il vecchio consiglio: “prevenire è meglio che curare”.
Silvia Bianchi
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