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Protesi al seno Pip: si rompono ma non sono cancerogene

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Le protesi per il seno Pip non presentano rischi per la salute ma la probabilità che hanno di rompersi è due volte maggiore rispetto agli altri prodotti presenti sul mercato.

Lo afferma lo studio condotto dal National Health Service, intrapreso dopo le varie polemiche e la denuncia che l’Aicpe – Associazione dei chirurghi plastici estetici – ha esposto contro la società francese Poly Implant Prothesis, produttrice delle famose protesi contenenti silicone industriale non corrispondente agli standard, e l’ente certificatore tedesco T.U.V. Rheinfeld, incaricato ad effettuare i controlli.

Secondo la ricerca in questione, diretta da Bruce Keogh del Servizio sanitario inglese, le protesi hanno un tasso di rottura maggiore rispetto a quelle di altri marchi: la probabilità che si rompano va dal 15 al 30% per le Pip, dal 10 al 14% per le altre. Ma pur rompendosi non provocano problemi per la salute in quanto il gel usato negli impianti non è tossico né cancerogeno. Gli esperti parlano solamente di qualche possibile irritazione locale.

“Test ripetuti su vari lotti di protesi, per un totale di 240mila, fatti in Gran Bretagna, Francia e Australia secondo standard internazionali – spiega Keogh – hanno mostrato che non sono tossiche e quindi non sono una minaccia per la salute. Nonostante ciò, se le donne hanno sintomi di una rottura, come crampi o noduli, devono rivolgersi immediatamente al chirurgo o al medico di riferimento per predisporre gli interventi necessari”.

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Ma quante donne hanno subito l’installazione di una protesi Pip?

Secondo le stime, sarebbero quasi 500 mila le donne con protesi Pip: 4.525 in Italia e 47.000 in Gran Bretagna. Di queste ultime, 750 si sono sottoposte all’intervento di rimozione con rimborso dal servizio sanitario nazionale. Niente risarcimento invece per le pazienti che si sono sottoposte all’interveto fuori dal territorio francese.

La compagnia assicuratrice Allianz, infine, che aveva chiesto l’annullamento dei contratti con l’azienda, ha ottenuto soltanto la limitazione al territorio francese della validità dei contratti medesimi.

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