Gli interventi di mastoplastica sono tra i più richiesti. D’altronde, avere un seno prosperoso rimane uno dei principali pallini di noi femminucce.
E, se da un lato, l’uso delle protesi è una delle strade più battute, dall’altro stanno prendendo sempre più piede tecniche meno invasive.
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Una di queste prende in prestito il nostro stesso grasso, che, secondo alcune ricerche, sarebbe un tessuto ricco di cellule staminali. Queste, isolate e impiantate una seconda volta, avviano un processo di rigenerazione dell’area che si trova intorno all’innesto.
Un metodo che si basa su una simile tecnica arriva dagli Stati Uniti e aggiunge una caratteristica in più rispetto al già noto lipofilling (che prende le cellule adipose da un’area del corpo del paziente e le reimpianta tramite infiltrazione)
In pratica, col nuovo trattamento che usa le cellule staminali adulte, si prevede una liposuzione di tessuto adiposo all’inizio da cui viene separato il grasso dalle staminali. Queste, poi, vengono inserite nuovamente con il grasso, ma in quantità superiore, garantendo risultati più duraturi. L’intervento, in genere, si fa in anestesia locale e non necessita dell’uso del bisturi.
Et voilà! Il seno aumenta di circa 1 o 2 taglie (il risultato definitivo, però, si vede a un mese e mezzo dopo l’intervento) e giurano gli esperti che il risultato è duraturo: il grasso che viene introdotto con le cellule staminali, di fatti, dà avvio a un processo di rivascolarizzazione della zona e resta in sede come se facesse parte del corpo stesso.