È la rovina di molti adolescenti, ma fino a oggi ancora nessuno sapeva di preciso cosa la provocasse. Stiamo parlando dell’odiosa acne, la malattia cronica della pelle che causa brufoli o macchie sul viso, sulla schiena e sul torace. Circondati da un alone di mistero, sono molti i luoghi comuni che circolano riguardo alla sua origine. Come la credenza che sia associata all’assunzione di alcuni alimenti, soprattutto insaccati, formaggi, latte e latticini, o addirittura alla masturbazione.
Ovviamente non è così e fino a oggi nemmeno i medici sapevano di preciso da cosa fosse provocata. Ma i ricercatori della University of California, Los Angeles, con uno studio pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology sono riusciti a spiegare qualcosa in più su questo disturbo della pelle.
I batteri che causano l’acne, infatti, vivono sulla pelle di tutti. Solo una persona su cinque ha però la fortuna di non sviluppare la malattia, ma solo qualche brufolo ogni tanto nel corso della vita.
Qual è il segreto, allora? Il fatto che alcune persone siano più inclini a sviluppare brufoli o acne rispetto ad altri dipende dai batteri che vivono sulla pelle, dove ci sono dei micro organismi “cattivi” che causano i brufoli e batteri “buoni” che proteggono la pelle.
Avere troppi batteri “cattivi” può provocare il problema. Questa scoperta ora potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti per l’acne. Questa affligge circa l’80% delle persone di età compresa tra gli 11 e i 30 anni.
“Abbiamo imparato che non tutti i batteri dell’acne attivano i brufoli, un ceppo può aiutare a mantenere la pelle sana. Speriamo di applicare i nostri risultati per sviluppare nuove strategie che fermino il difetto prima che si sviluppi, consentendo ai dermatologi di personalizzare il trattamento per ogni paziente“
ha spiegato l’autore principale dello studio, il dottor Huiying Li, professore di farmacologia molecolare e medica alla UCLA.
Per arrivare a questa conclusione il team ha esaminato un piccolo microbo, il Propionibacterium, che prospera sulla pelle grassa. Quando questi batteri attaccano il sistema immunitario, provocano il gonfiore e i bubboni rossi associati all’acne. Utilizzando delle striscette per la pulizia dei pori, i ricercatori hanno prelevato i batteri dai nasi “brufolosi” dei pazienti e hanno analizzato in laboratorio i ceppi batterici.
È così che hanno scoperto che le persone non affette da acne avevano un numero maggiore di batteri “buoni”. Un ceppo che contiene un meccanismo naturale di difesa per riconoscere gli aggressori e distruggerli prima che possano infettare la cellula. Ora ulteriori studi si concentreranno sull’esame di nuovi farmaci per uccidere i ceppi negativi, pur preservando quelli buoni, e sulla realizzazione di un semplice test cutaneo per predire se una persona svilupperà acne aggressiva in futuro.