Li sapreste riconoscere al primo colpo, su chiunque, anche a 200 metri di distanza. Eppure non sapete dargli il nome giusto, non sapete da dove vengono, e spesso nemmeno come farli tornare al loro fastidioso pianeta. Vi limitate a odiarli con tutti voi stessi, chiamandoli semplicemente “punti neri“. Ma il nemico, per sconfiggerlo, bisogna prima conoscerlo: quindi, eccovi serviti.
E allora chiamiamoli col loro nome, quegli orribili fori dalla capocchia scura che una bella mattina, nel periodo delle medie, vi siete ritrovati sul viso (prima o poi è successo a tutti). Si chiamano, scientificamente, comedoni aperti. Sono delle impurità cutanee derivanti dalla dilatazione dei cosiddetti comedoni chiusi, o punti bianchi.
Se vi state immaginando, con sommo ribrezzo, che siano neri a causa della sporcizia che vi si è tuffata dentro dall’esterno, vi sbagliate. È tutta roba che ci portavamo dentro, signori miei, e che aveva tanta voglia di uscire.
In pratica, quando i punti bianchi si aprono a causa della spinta sottostante, un sacco di cellule ricche di melanina si fiondano in superficie, e formano l’odioso cappellino nero.
È vero, non sono accumuli di sporcizia: ma sono comunque causati, almeno in parte, dalla mancanza di pulizia del viso. Laddove pulire il viso non significa solo alzarsi alla mattina e tentare di svegliarsi spruzzandosi in fronte le cascate del Niagara, ma anche detergersi con il prodotto giusto. Applicare la crema adatta al proprio tipo di pelle, sottoporsi regolarmente (vale a dire almeno una volta a settimana) a un trattamento esfoliante e rigenerante e usare cosmetici non aggressivi (e magari non truccarsi con troppa costanza, perché bisogna pure lasciar respirare la pelle!).
Se però queste piccole ma preziose abitudini vi sono finora sfuggite, oppure avete avuto una pubertà difficile (è proprio in quel periodo che sorgono i primi punti neri, l’anticamera dell’acne) e la vostra zona “T”, cioè fronte, naso e mento è irrimediabilmente compromessa, non perdete la fiducia, vi aiutiamo noi.
Prima regola: non improvvisatevi estetisti, o, peggio ancora, chirurghi.
Ci sono persone che, in un impeto di rabbia allo specchio, si auto-sottopongono a delle terribili incisioni a crudo, non sapendo che, invece di eliminare il punto nero, non faranno altro che farlo incavolare sempre di più, o, in casi estremi, trasformarlo in una cicatrice permanente.
Se il vostro dermatologo è in ferie o non volete sottoporvi a una pulizia professionale del viso (queste le due soluzioni decisamente più consigliabili), il fai da te deve essere profondamente accurato.
Prima di tutto dovete esporvi al vapore per almeno 10 minuti; poi, muniti di una garza sterile che avvolga le unghie (è importantissimo non infettare la zona), non vi resta che premere, finché il sebo non fuoriesce del tutto e il punto nero non si “stura”.
Fatevi un’anestesia a suon di schiaffi, prima, altrimenti il dolore potrebbe essere atroce! È importantissimo, poi, ricordarvi che non è finita lì. Una volta che avrete quella voragine scoperta e sensibile a qualsiasi agente esterno, trattatela con cura: disinfettatela con alcol o con olio essenziale di lavanda, e poi copritela con un cerotto, finché non si sarà sanata del tutto.
Ma per i più giudiziosi, lo ricordiamo, c’è sempre il dermatologo, che vi prescriverà una buona crema a base di acido retinoico, per risultati sicuri, o potrà estrarvi i punti neri tramite una piccola operazione ambulatoriale.
Per i più naturalisti c’è sempre l’erborista, dove trovare la Melaleuca, ottima nella prevenzione di questi fenomeni.
Per i mass consumer, invece, anche al supermercato ormai si trovano gli appositi cerotti, che, applicati per una notte, al mattino strapperete via (delicatamente, mi raccomando!), e poi quasi faticherete a riconoscervi. Una botta di autostima non indifferente!
E allora forza: qualunque metodo scegliate, in bocca al lupo!