Sempre più italiani soffrono di allergie stagionali, secondo l’Anifa – Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione – ne è affetto il 45% della popolazione. In alcune zone dello stivale, nell’ultimo decennio, gli allergici sono addirittura passati dal 5 al 20%: quasi una persona per famiglia.
Ma cosa rende così aggressivi i pollini?
La risposta a questa domanda è abbastanza scontata: l’inquinamento ambientale. Non a caso le allergie sono più diffuse nei paesi industrializzati e nelle grandi città e colpiscono qualsiasi tipo di persona ad ogni età, anche durante la vecchiaia.
Questo perché, come spiega al Corriere della Sera Renato Gaini, direttore della Clinica otorinolaringoiatrica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, “gli inquinanti si attaccano alla superficie dei pollini alterando il loro potenziale antigenico, e inducono un’infiammazione delle vie aeree che aumenta la permeabilità delle mucose”. Un processo che porta il polline stesso ad avere una componente aggressiva davvero forte e una sintomatologia variegata.
E a proposito di sintomi, una recente ricerca dell’Anifa individua i disturbi che più tormentano gli italiani nella bella stagione: al primo posto ovviamente gli starnuti, seguiti dal gocciolamento nasale, dalla lacrimazione e dal prurito al naso e agli occhi. Ed ancora congestiona nasale, occhi lucidi e tosse. A questi si devono poi aggiungere la stanchezza eccessiva, soprattutto nelle donne, e l’irritabilità, caratteristica negli uomini.
Ma l’Anifa identifica anche i metodi di cura contro le allergie: i più utilizzati (ben 7 italiani su 10 ne fanno ricorso) sono i prodotti di automedicazione, seguiti dai farmaci da prescrizione, dai prodotti omeopatici ed erboristici e dai vaccini. Ad oggi però, indipendentemente dalla categoria di appartenenza, tutte le terapie esistenti non curano alla base la patologia ma consentono più che altro di gestirne gli effetti.
Fabrizio Giona
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