È andata a buon fine la denuncia fatta da Legambiente un anno fa sui presunti sacchetti biodegradabili diffusi e pubblicizzati da alcune società.
L’Antitrust ha infatti verificato se gli shopper fossero davvero ecologici, scoprendo che in realtà erano comuni sacchetti, cui era stato aggiunto un additivo chimico, l’Ecm.
Ma facciamo un passo indietro. Il 4 febbraio del 2010, circa un anno fa, l’associazione ambientalista aveva segnalato all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato la possibilità che i sacchetti non fossero propriamente biodegradabili. Così, a seguito di alcune verifiche condotte dall’Istituto Superiore di Sanità, l’Antitrust ha potuto accertare che “in base alla documentazione esaminata, i manufatti addittivati con Ecm risultano biodegradabili in tempi lunghi, facendoli ricadere nella categoria ‘scarsamente biodegradabili’“.
Di conseguenza, il fatto che siano stati pubblicizzati come biodegradabili è stato sanzionato dal Garante visto che “non possono essere pubblicizzati e venduti come biodegradabili e compostabili perché non rispettano le condizioni e i tempi previsti dalla normativa comunitaria e nazionale di settore“.
Si tratterebbe dunque di pubblicità ingannevole, che avrebbe indotto in errore, secondo Legambiente, molti tra comuni italiani, esercizi commerciali e grande distribuzione, soprattutto dal 1° gennaio di quest’anno, quando è entrato in vigore lo stop ai sacchetti di plastica, fino ad esaurimento scorte. Tre sono state le aziende condannate dal Garante: Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik, multate rispettivamente di 40 mila euro e 20mila per le ultime due.
Legambiente ha accolto con soddisfazione la decisione dell’Antitrust. Stefano Ciafani, responsabile scientifico dell’associazione ha commentato: “Finalmente è stata fatta chiarezza e siamo molto soddisfatti dell’esito di questo pronunciamento, sicuramente innovativo per il nostro Paese”. L’importante è non abbassare la guardia. “Continueremo a vigilare – ha continuato Ciafani – per evitare che la nuova stagione di grande innovazione inaugurata con il bando ai sacchetti di plastica tradizionale usa e getta possa permettere ai furbi di fare affari ai danni dell’ambiente, ingannando le amministrazioni e le aziende che vogliono invece adeguarsi alla normativa vigente sugli shopper, per ridurre gli impatti ambientali di questa filiera“.
Ha detto la sua anche Francesco Ferrante responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici. Secondo cui la decisione del Garante ha “sbarrato da subito la strada ai furbetti del sacchetto, difendendo la messa al bando degli shopper tradizionali, una misura innovativa che porterà enormi vantaggi all’ambiente del nostro Paese“.
Francesca Mancuso