I problemi ambientali sono strettamente legati alla salute dell’uomo. E non si tratta solo delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento in generale.
Secondo un recente studio, la diminuzione della biodiversità aumenta la diffusione delle malattie poiché favorisce la crescita del numero di agenti patogeni.
A rivelarlo sono stati alcuni ricercatori del Bard College di Annandale, in collaborazione col National Science Foundation (NSF), il National Institutes of Health (NIH) e l’Ecology of Infectious Diseases Program (EID).
In sostanza, le specie animali che hanno la capacità di attrarre qualsiasi specie di virus sarebbero a rischio estinzione. Analizzando alcune ricerche del 2005, gli studiosi hanno notato una correlazione tra la perdita di alcuni ecosistemi, e di conseguenza di alcune specie, e la maggiore diffusione delle malattie infettive provocare da batteri, virus e funghi, in continua crescita. “Quello che stiamo scoprendo – ha spiegato la coordinatrice dello studio, Felicia Keesing – è che la protezione della salute umana è uno dei tanti servizi agli ecosistemi più importanti forniti dalla biodiversità“.
La ricerca ha mostrato che la biodiversità a livello mondiale è scesa a un ritmo senza precedenti fin dal 1950. I tassi di estinzione attuali sono dalle 100 alle 1000 volte superiori rispetto al passato, ma la preoccupazione più grande risiede nel fatto che la tendenza corre verso un drastico peggioramento.
È necessario un intervento tempestivo per far fronte all’emergenza. “Quando una sperimentazione clinica di un farmaco dimostra che quella molecola funziona si lavora affinché quel farmaco possa essere messo a disposizione della gente. Allo stesso modo, di fronte alla constatazione dell’effetto protettivo della biodiversità, dovrebbe essere abbastanza chiaro che abbiamo bisogno di attuare politiche per preservarlo“, ha commentato la dottoressa Keesing.
Gli esiti della ricerca sono stati pubblicati su Nature.
Francesca Mancuso