Se prima ai raggi X sono passati i pulsanti dell’ascensore e poi gli sportelli bancomat, ora non fanno a meno di creare scalpore anche i carrelli dei supermercati.
Nel 72% dei casi si parla di batteri fecali e nel 50% Escherichia coli, un agente che provoca infezioni gastro-intestinali, genito-urinarie o meningiti nei bambini.
È la scoperta dell’Università dell’Arizona. I ricercatori, diretti dal professor Charles Gerba, hanno analizzato degli oggetti che si trovano in luoghi pubblici e che vengono usati ogni giorno da molte persone.
Quindi, non solo i carrelli della spesa, ma anche gli accessori dei bagni di treni ed aerei, i sedili dei mezzi pubblici, le pulsantiere degli ascensori (già fatto!) e le tastiere dei PC.
Ora: ci sono certe cose la cui pulizia lascia molto molto a desiderare (i sedili dei treni, ad esempio…). Ebbene, metti la scarsa pulizia, metti l’utilizzo collettivo e giornaliero e voilà che nasce e pasce un popolo divertito di batteri.
Secondo Gerba anche le cattive abitudini fanno la loro parte: “Nei grandi magazzini si pensa che sia sufficiente disinfettare i bagni per evitare contaminazioni e non si pensa ai carrelli che la gente afferra toccandosi poi la bocca, il naso o gli occhi. Per non parlare dei carrelli degli aeroporti: una volta a bordo i passeggeri che li hanno afferrati toccano il cibo pulendosi le mani semplicemente con le salviette offerte dalle hostess“.
La soluzione? Lavarsi le mani quando possibile e, al momento della spesa, usare dei guanti usa e getta per limitare il contatto con oggetti e alimenti. E io metterei anche un cartone bello spesso sul fondo del carrello ed eviterei di metterci mio figlio dentro…
La notizia buona? In Italia i controlli sono più elevati rispetto all’America. Le maggiori catene di supermercati hanno in programma un ciclo di lavaggio ogni 3 mesi per i carrelli. Per i cestini di plastica, invece, o vengono sostituiti con cestini nuovi o vengono anch’essi lavati ogni 3 mesi.
Germana Carillo