Radio Vaticana e onde elettromagnetiche.
Una perizia del GIP del tribunale di Roma rispetto alle morti da elettrosmog avvenute tra il 1990 e il 2003 (lo studio era stato disposto nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo, nella quale erano state indagate 6 persone), mette in luce un nesso tra l’esposizione delle case alle antenne della radio e un eccesso di rischio di malattia per leucemia e linfomi nei bimbi. In più, le strutture di MariTele avrebbero contribuito all’incremento di quel rischio.
L’inchiesta partì nel 2001 dalle denunce degli abitanti di Cesano, paesino al nord di Roma, che presentarono un rapporto dell’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio secondo cui il tasso di morti per leucemia infantile superava di 3 volte quello di altre zone della capitale.
L’accertamento è stato disposto nel 2005 dal gip Zaira Secchi e in sede fu svolto un incidente probatorio per verificare l’incidenza della mortalità da leucemia nelle zone di Cesano e La Storta e “per quanto concerne lo studio di mortalità relativo alle strutture di Radio Vaticana, le condizioni di prova richiesta si sono verificate”.
Dal momento che la leucemia è una malattia abbastanza rara negli adulti, secondo gli esperti nominati dal giudice l’esposizione di più di dieci anni alle antenne di Radio Vaticana per i bambini fino a 14 anni, che hanno vissuto nella fascia tra i 6 e i 12 km, ha causato un eccesso di incidenze di leucemie e linfomi. Quanto ai decessi di adulti, invece, la perizia evince “un’associazione importante, coerente e significativa” tra i malati e quelli che hanno abitato a poca distanza da Radio Vaticana (associazione che non è stata invece comprovata nel caso degli impianti della Marina).
Germana Carillo