Basta una settimana di smog a mutare il DNA e ad aumentare il rischio di contrarre infarti o ictus.
Secondo una ricerca dell’Harvard School of Public Health, condotta in collaborazione col Policlinico di Milano e col centro trombosi della Fondazione ospedale Maggiore, le poveri sottili costituiscono un fattore di rischio per malattie cardiache e ictus.
Lo studio, diretto dal professor Andrea Baccarelli, ha preso in esame 2 mila persone residenti in Lombardia. Ebbene, analizzando le abitudini e i alcuni valori, è emerso che per ogni incremento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo d’aria, si aveva un conseguente aumento del 70% del rischio di trombosi.
La spiegazione è semplice: le polveri sottili “ingannano” le cellule immunitarie delle vie aeree.
Vediamo più in dettaglio di che si tratta
Lo spiega il dottor Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano e direttore della Clinica Medica presso la Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore di Milano:
“Le polveri sottili attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, cominciano a produrre grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico, a causa degli effetti pro-coagulanti del mediatore stesso”.
E il DNA?
Lo smog, secondo gli studiosi, aggiungerebbe particolari gruppi chimici ad alcune porzioni del genoma, senza modificarne la sequenza.
Andrea Baccarelli, coordinatore dello studio, ha spiegato:
“Abbiamo scoperto che in cellule di persone esposte all’inquinamento dell’aria, il livello di metilazione del DNA cambia rispetto a chi non lo è. I nostri risultati dimostrano che respirare aria inquinata può mettere a soqquadro il nostro DNA, determinando la riprogrammazione della funzione dei nostri geni anche soltanto dopo sette giorni caratterizzati da livelli di inquinamento sopra la soglia”.
La ricerca è stata pubblicata su “Archives of Internal Medicine“.