Si aggrava ulteriormente il bilancio del terremoto e dello tsunami dello scorso 11 marzo che hanno messo in ginocchio il Giappone: i dati ufficiali forniti dalla polizia parlano di quasi 22 mila tra morti e dispersi: 21.911 per l’esattezza, secondo gli ultimi aggiornamenti.
Un’ecatombe. E si teme però che i numeri della tragedia possano cambiare e divenire ancora più alti: nella sola prefettura di Miyagi la polizia ha parlato di 15 mila possibili vittime, mentre gli sfollati sono 360 mila.
Ci sono però segni di vita, che si ergono più forti della violenza sterminatrice del terremoto e dello tsunami: il 20 marzo, a ben nove giorni dal sisma, sono stati rinvenuti sotto le macerie i corpi ancora in vita di un ragazzo di 16 anni e di una donna di 80. Hanno resistito sepolti da tutto ciò che era la loro vita e che è franato sui loro corpi: ritrovai in stato di leggere ipotermia, sono stati trasportati in elicottero. Piccoli barlumi di speranza, in un oceano di disperazione.
Sul fronte dell’allarme nucleare è da segnalare che dal reattore 3 della centrale di Fukushima è fuoriuscita una densa colonna di fumo: a seguito di ciò la Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare, ha ordinato l’evacuazione di tutti i tecnici che lavorano nell’area, per monitorare l’accaduto. L’AIEA ha reso noto che pure rimanendo lo stato di allarme, la situazione alla centrale di Fukushima “mostra qualche miglioramento“. I livelli di radioattività nelle principali città giapponesi rimangono invariati, ma comunque sotto la soglia di pericolo. La Tepco si sta impegnando a collegare all’energia elettrica tutti i reattori della centrale, per far riavviare l’impianto di raffreddamento.
Le radiazioni però, come si temeva, sono arrivate a contaminare gli alimenti. Nelle aree circostanti Fukushima il latte e gli spinaci sono radioattivi. E si ritorna con il ricordo agli stessi problemi, vissuti nel dopo Chernobyl, nel 1986. Sono stati effettuati controlli su questi prodotti ed è emerso che un chilo di spinaci coltivati a 120 chilometri da Fukushima contiene 8420 becquerel di Iodio 131, contro un limite massimo consentito di 2.000 becquerel per ogni chilo.
E allo stesso modo del latte preso da una fattoria di Kawamata, nella prefettura di Fukushima, presenta 1510 becquerel di Iodio 131, mentre il limite massimo consentito è di 300 becquerel al chilo. Ma non finisce qui: sono state riscontrate anche tracce di Cesio 134 e Cesio 137, in quantità non allarmanti, ma comunque superiori al normale. E sono tracce difficili da cancellare. Bisogna infatti considerare che lo Iodio 131 si esaurisce abbastanza rapidamente: le sue quantità, infatti, si dimezzano ogni otto giorni. Più dura è con il Cesio 134, che si dimezza ogni due anni, ma soprattutto con il Cesio 137, che lo fa ogni trenta anni.
Tracce dunque indelebili per generazioni.
Ed ancora una volta conoscere aiuta a valutare con cognizione le conseguenze delle scelte pro o contro il nucleare. Le decisioni non devono essere prese sull’onda dell’emotività, ma sapere ciò a cui si va incontro è una condizione indispensabile per decidere responsabilmente.
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Francesca Di Giorgio