Che l’acqua sia un elemento fondamentale in natura è cosa nota a molti, forse però pochi sanno che in essa si potrebbe nascondere la chiave di volta per la diagnosi e la cura di molte patologie.
A sostenerlo due studi paralleli: uno francese, coordinato dal Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, e uno italiano, guidato dal fisico Emilio Del Giudice dell’International Institute for Biophotonics di Neuss (Germania).
I lavori di ricerca, pubblicati sul Journal of Physic col titolo “Dna, wave and water“, arrivano ad una straordinaria conclusione: alcune sequenze di DNA possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi memoria delle caratteristiche del DNA stesso.
Cosa significa?
Come spiega Montagnier, grazie a questi studi “si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà informativa dell’acqua biologica presente nel corpo umano. Malattie croniche, quindi, come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV-AIDS, influenza A ed epatite C, informano l’acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi letti e decifrati“.
Ma non solo diagnosi. Simili sviluppi potrebbero avere un impatto fondamentale anche nel trattamento e nella terapia delle malattie: i segnali elettromagnetici presenti nell’acqua, infatti, sono riconducibili alla presenza o meno di una sua memoria, intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trattamento e di terapia. Il tutto con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti costretti all’assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali.
Questa ricerca, infatti, indica la strada per arrivare ad una migliore comprensione della medicina omeopatica ed omotossicologia – che sfrutta da sempre i principi fisici per cui l’acqua può essere informata da sostanze in essa diluite – ma anche per creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua, informata dal segnale elettromagnetico prodotto dalle sostanze in essa disciolte a bassissime concentrazioni e attivata tramite specifiche tecnologie chimico-fisiche. Rimedi che acquisiscono così proprietà curative ma che, grazie all’alta diluizione del principio attivo, sono privi di effetti collaterali.
Risultati questi che riportano alla luce lo studio del medico e immunologo francese Jacques Benveniste, pubblicato da Nature nel 1988 e poi cancellato perché non ripetibile. Una ricerca che gli procurò un accusa di truffa e di conflitti di interesse con le aziende di prodotti omeopatici e che lo fece duramente contestare dalla comunità scientifica internazionale. Chissà cosa direbbe ora Benveniste se ancora fosse vivo!
Fabrizio Giona