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Agopuntura in ospedale: prospettive e polemiche

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Agopuntura e medicina alternativa in ospedale: è il progetto portato avanti dal Petruccioli di Pitigliano (Grosseto), che vedrà convivere per la prima volta medicina classica e complementare, come previsto dalla legge regionale 9/2007 che regola proprio questo tipo di cure.

Omeopatia, fitoterapia e agopuntura faranno quindi parte delle terapie offerte dall’ospedale toscano, ma non sono tardate ad arrivare le prime polemiche: A quando maghi e fattucchiere negli ospedali?” è una delle provocazioni con cui Silvio Garattini, direttore dell’Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, commenta la notizia dell’apertura dell’ambulatorio “alternativo”. Dalle colonne del settimanale Oggi, Garattini inveisce contro le medicine complementari, criticandone nascita, uso ed effetti: Ora: è davvero possibile porle sullo stesso piano? No, perché c’è una grande asimmetria nel modo in cui vengono sviluppate. […] la vera medicina cerca di passare dalle impressioni alle prove, per evitare che i malati vengano trattati senza la ragionevole sicurezza di ricevere interventi che indurranno un giovamento. È la medicina basata sull’evidenza […] L’altra medicina è invece completamente senza prove. L’agopuntura è tutta in discussione, anche per le molteplici modalità con cui può essere eseguita; i prodotti omeopatici, in gran maggioranza, non contengono nulla; i prodotti fitoterapici non si sa bene che cosa contengano, e possono variare da preparazione a preparazione.

Non piace, insomma, l’idea di integrare i due mondi così diversi della medicina tanto più che, prosegue Garattini, questo comporta importanti conseguenze a livello economico per il Sistema Sanitario Nazionale la cui sostenibilità nel tempo è legata al rimborso dei trattamenti basati sull’evidenza.

Dall’altro lato arrivano le risposte di chi, invece, vede nella medicina complementare una valida alternativa alle cure tradizionali: La posizione di Garattini è anacronistica, commenta Aldo Liguori, docente di Agopuntura alla Sapienza di Roma. La Toscana non ha fatto altro che accogliere le indicazioni date dalla risoluzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2009 che imponeva di inserire agopuntura, omeopatia e fitoterapia all’interno dei servizi sanitari nazionali. La medicina cinese ha già provato la sua efficacia nelle terapie del dolore. L’agopuntura non ha controindicazioni a differenza dei rimedi farmacologici. E poi, nel caso di Grosseto, si parla di medicina “complementare”, non “alternativa”. La Cina, l’India e il Brasile sono già molto avanti in questo campo: se non ci adeguiamo, rischiamo di rimanere assai indietro.

Gli fa eco l’assessore alla Sanità della Regione Toscana, Daniela Scaramuccia: “L’obiettivo, a Pitigliano come nel resto della Toscana, è quello di sperimentare l’integrazione delle medicine complementari con la medicina tradizionale e valutare, attraverso i canoni della ricerca scientifica e della medicina basata sulle prove, l’esistenza e validità di risultati clinici misurabili. Una sperimentazione controllata dell’efficacia dei trattamenti integrati e l’opposto quindi della medicina approssimativa di cui ci accusa Garattini“.

La Toscana non è infatti nuova ad affiancare alla medicina tradizionale altre cure complementari, offrendo da anni le prestazioni di ambulatori di agopuntura, omeopatia, fitoterapia: sono più di cento ad oggi, e un cittadino su sei ne ha fatto uso.

La polemica pare sia solo all’inizio; noi, dal canto nostro, crediamo sia giusto dare la possibilità di scelta al paziente, e non associamo la medicina alternativa alle cure fasulle di maghi e fattucchiere. Riteniamo piuttosto che, come in quella tradizionale, sia fondamentale la professionalità e l’esperienza di chi queste cure le mette in pratica. E voi, cosa ne pensate?

Eleonora Cresci

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