Utilizzo dei farmaci derivati dalla cannabis per combattere il dolore. Sì o no? Un tema che divide, soprattutto in Toscana, dove la Commissione sanità del Consiglio regionale, presieduta da Marco Remaschi (PD), ha dato il via libera a una proposta di legge regionale proprio sull’uso terapeutico della marijuana.
Ora si attende l’approvazione finale il 2 maggio in Consiglio regionale.
Il provvedimento, passato a maggioranza con il voto contrario di Pdl e Udc, ha lo scopo dichiarato di garantire ai cittadini residenti in Toscana l’accesso ai farmaci cannabinoidi per combattere il dolore, nelle cure palliative e anche in altri tipi di terapie.
Ma quali sono le evidenze scientifiche della sua utilità? Beh, la letteratura sull’argomento è molto vasta e sono in molti ad essersi schierati a favore dell’utilizzo della sostanza, che sarebbe in grado di ridurre l’ansia e alleviare lo stress post-traumatico, far diminuire il dolore e migliorare il sonno. Ne sono un esempio, all’estero, la National Academy of Sciences, la British Medical Association o il Comitato per la scienza e la tecnologia della Camera dei Lord inglese.
E in Italia?
Nonostante i diversi provvedimenti legislativi emanati contro il pregiudizio ideologico che limita l’utilizzo della cannabis nella farmacopea, l’accesso a questo tipo di terapie continua ad essere molto difficoltoso. È possibile importare farmaci a base di cannabinoidi per contrastare il dolore e gli spasmi muscolari nella sclerosi multipla, la nausea durante la chemioterapia e il deperimento fisico nella sindrome da Hiv, ma anche le convulsioni epilettiche, l’artrite reumatoide e il glioblastoma (un tipo di tumore al cervello che secondo un recente studio dell’Università di Madrid verrebbe attaccato dalle molecole di tetraidrocannabinolo, THC, presenti nella marjuana), ma la trafila burocratica per ottenerli è estremamente complessa, lunga e costosa.
“In alcune regioni è già previsto l’uso e il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale – dice Paolo Notaro, presidente dell’associazione NoPain, nata per promuovere in Italia la cultura della terapia del dolore- se non come principio attivo, in base alla normativa europea, si può già recuperare il prodotto galenico, contenuto in tabella II B delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Si chiama infiorescenza di cannabis essicata e si prescrive sotto responsabilità del medico. Si può dare per aerosol o diluita come tisana. Solo che è a carico del paziente, che deve spendere 400-500 euro al mese e quindi non tutti possono permettersela”.
Per questo, spiega Peace Reporter, ufficialmente i pazienti che ricorrono legalmente ai farmaci a base di cannabinoidi non sono tanti, mentre sono in molti a ricorrere, non potendo affrontare i costi e i tempi della trafila legale, alla marijuana comprata per strada, che può risultare estremamente pericolosa per pazienti dal fisico fortemente debilitato. Eppure “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo”, recita l’articolo 32 della Costituzione. O almeno così dovrebbe.