Il cioccolato fondente, con la sua concentrazione di flavonoli, aiuta a contrastare l’ipertensione, gli attacchi di angina e il colesterolo, mentre il lupino, i cui benefici sono legati principalmente alla riduzione del colesterolo, sembra essere un valido aiuto per contrastare il diabete.
Chi ama questi alimenti per il loro sfizioso sapore, adesso ha una ragione in più per apprezzarli.
Ma andiamo con ordine: partiamo dal cioccolato, i cui benefici non smettono mai di stupire. Quello amaro, in particolare, è in grado, quindi, di combattere l’ipertensione, favorire la dilatazione delle coronarie e abbassare i livelli di colesterolo, tanto che l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, sta valutando l’indicazione di un prodotto nutraceutico a base di cacao e flavonoli per ipertensione e angina.
A spiegarlo è stato Cesare Sirtori, presidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut), al congresso nazionale 2012, oggi, 21 Settembre, alla sua seconda giornata di lavori a Milano.
”Questo prodotto – ha precisato Sirtori, come riporta l’Ansa -, che dovrebbe arrivare sul mercato a gennaio 2013, contiene 10 grammi di cacao e 200 mg di flavonoli: basta prenderlo una volta al giorno per tenere a bada la pressione alta. I benefici però sono solo del cioccolato amaro“, ha detto il presidente, mentre quello al latte e quello bianco, invece, da questo punto di vista non sono utili.
Altro alimento su cui si stanno concentrando diversi studi per i suoi benefici sulla salute è il lupino. Uno studio condotto proprio da Sirtori presso l’ospedale Niguarda di Milano su barrette dietetiche con proteine di lupino ha riscontrato un calo del 4,2% del colesterolo già dopo un mese rispetto al gruppo di persone che aveva assunto barrette alla caseina . Il lupino, infatti, è “una leguminosa che rispetto alla soglia ha una maggiore flessibilità nella preparazione dei prodotti e ha effetti benefici non solo su colesterolo e diabete, ma contiene elementi proteici che in futuro potrebbero portare a pillole per l’ipertensione“, ha spiegato Anna Arnoldi, docente di Chimica degli alimenti dell’università degli Studi di Milano.
Ma, è bene precisarlo, in generale i prodotti nutraceutici “non si sostituiscono ai farmaci – conclude Sirtori – ma servono per la prevenzione e il trattamento di patologie moderate“.
Si tratta comunque di un settore in crescita, che, secondo dati della Sinut, nell’ultimo anno è aumentato del 5%, con il mercato italiano che vale 2 miliardi di euro, tra prodotti venduti in farmacia, parafarmacie e supermercati. Solo nell’ultimo anno sono stati presentati 1.192 nuovi prodotti sul mercato e in Italia le aziende operanti nel settore, per lo più di piccole e medie dimensioni, sono 420. Il 90% dei prodotti viene venduto in farmacia, mentre il restante 10% tra parafarmacie e supermercati. La nutraceutica, insomma, resiste alla crisi, anche se registra una flessione rispetto agli anni passati, dove la crescita era del 10-15% l’anno.
E va meglio dei farmaci, tanto che inizia “a fare gola anche alle aziende farmaceutiche tradizionali – spiega ancora Sirtori – che ora hanno iniziato ad acquistare piccole società già presenti sul mercato o a creare la propria divisione di nutraceutica. E molti informatori che prima lavoravano sul farmaco, ora sono passati alla nutraceutica“.
È nata insomma una nuova figura professionale, quella dell’informatore del nutraceutico.
Roberta Ragni