Il nome scientifico è Pueraria lobata. Ma quello che potrebbe essere il nuovo elisir per il cuore è meglio conosciuto con un nome quanto meno esotico.
Si chiama Kudzu ed è una pianta rampicante molto resistente, cresce spontaneamente in varie zone dell’Asia, ma non ha disdegnato di attecchire sul suolo americano, dove però è stata per lo più considerata una pianta infestante.
In realtà il kudzu era già usato nella medicina tradizionale cinese, ma in occidente finora è stato ritenuto utile al massimo per combattere l’erosione dei terreni. Ora però potrebbe prendersi la sua rivincita e assumere un posto di tutto rispetto fra le cure nientemeno che per sua maestà il cuore.
L’interessante prospettiva è stata avanzata da uno studio curato dal dottor J. Michael Wyss, Phd e professore di biologia cellulare e medicina all’Università americana dell’Alabama a Birmingham. Lo studio di Wyss e il suo team è stato pubblicato sulla rivista specialistica Journal of Agricoltural and Food Chemistry.
Secondo quanto riportato nella ricerca, gli estratti della radice di kudzu sono stati somministrati a topi ipertesi, ottenendo benefici considerevoli. I ricercatori hanno infatti osservato ridursi il colesterolo nel sangue dei piccoli roditori, la loro pressione arteriosa e i livelli di glicemia e insulina.
I meriti sarebbero degli isoflavoni, elementi di cui la pianta sarebbe ricca. Da qui la speranza che aggiungere un po’ di rampicante dal nome esotico nella dieta potrebbe essere utile per curare o magari prevenire le patologie cardiache, ma non solo.
Grazie alla sua capacità di tenere sotto controllo i livelli di lipidi, glucosio e pressione arteriosa, gli estratti di Kudzu sembrano avere effetti positivi anche sulla cosiddetta sindrome metabolica, l’insieme di disfunzioni connesse all’obesità. Una patologia che secondo alcune stime colpisce solo in Italia circa 14 milioni di persone. Dunque cuore e obesità: due dei principali nemici della salute nelle società occidentali.
Inoltre secondo un altro studio, messo a punto questa volta dai ricercatori dell’Università della California, gli estratti di kudzu potrebbero essere utili anche per curare l’alcolismo e i suoi affetti negativi sull’organismo.
Non c’è che dire, da quando è entrato nei laboratori, questo vegetale non smette di aprire prospettive interessanti, consentendo ai ricercatori di fare buone promesse sul suo utilizzo farmacologico.
Gina Pavone