Che correre faccia bene ai muscoli, alla linea e all’umore è ormai risaputo. Ma che potesse aiutare a prevenire malattie neurologiche…
La notizia arriva, ancora una volta, da oltreoceano. Pare che la corsa difenda davvero da sostanze nocive e intossicanti che sarebbero la causa dei problemi di apprendimento e coordinamento tipici del morbo di Parkinson.
Ricercatori dell’Università della California hanno condotto un esperimento su sei macachi che ha portato alla luce quanto correre protegga davvero dalle neurotossine coinvolte nei processi degenerativi del cervello. Le neurotossine non sono altro che veleni che agiscono sul sistema nervoso e che creano anomalie nella propagazione dell’impulso neuronale.
Cos’hanno scoperto negli USA facendo correre 3 scimmie e tenendone altre 3 a riposo forzato? Che le neurotossine nulla potevano contro la forza interna dei neuroni se il corpo si allena!
Vediamo come. Sia i macachi che hanno corso 5 ore alla settimana su un tapis roulant che quelli rimasti seduti senza svolgere nessuna attività, sono stati trattati con Mptp, la neurotossina, appunto, capace di sopprimere in maniera selettiva i neuroni che producono la dopamina. La dopamina è proprio la sostanza – neurotrasmettitore – che viene a mancare con la neuro-degenerazione del Parkinson creando squilibrio tra i centri nervosi che controllano il movimento.
In pratica, mentre sui macachi sedentari la MPTP ha lentamente inibito la produzione di dopamina, sui corridori si è rivelata del tutto inefficace! Nelle ulteriori 6 settimane di esperimento non è stato riscontrato nessun abbassamento nel livello di dopamina negli animali che stavano ancora effettuando esercizio fisico. Anzi, le loro capacità fisiche sono rimaste immutate, a differenza dei macachi sedentari che invece non riuscivano più a coordinare, poveretti, l’uso delle mani.
Carl Cotman, il leader del team di ricerca, parla di “una piccola rivoluzione nel mondo delle neuroscienze”, ma a me pare un enorme passo avanti.
Certo il cervello umano, a differenza di tutte le altre specie animali, è più sviluppato, più esoso e più selettivo di quello delle scimmie, ma proprio per questo si era già scoperto che proprio la corsa, tra le diverse attività fisiche, allena in modo notevole il cervello che si abitua a funzionare “sottopressione” e a far fronte a carenze di energie. Questo perché, consumate le riserve di zuccheri e di grassi, in debito di ossigeno e accumulato acido lattico, fa quel che può e mangia i cibi disponibili. Ecco perché chi corre dispone di più recettori per il “carburante di emergenza” e in situazioni di stress risulta più fresco e vigile di una persona sedentaria.
C’è chi si stupisce nel vedere un collega uscire dall’ufficio e andare in palestra dopo un’estenuante giornata lavorativa o nel sapere che è andato a correre nel parco all’alba appena sveglio. Ma aldilà dell’effettivo piacere che tutti quelli che corrono o praticano attività fisica conoscono molto bene, dato dalla produzione di endorfine, sapere che farlo almeno un paio di volte alla settimana potrebbe rendere più scattante non solo il vostro corpo ma anche la vostra mente non vi fa venir voglia di indossare – di corsa – scarpe da ginnastica e calzoncini? A me sì!
Valentina Nizardo