Con la bella stagione e la voglia di cimentarsi in sport anche estremi collegati direttamente al mare, è importante informare i neofiti ma anche chi affronta il mare e le sue onde tutto l’anno, di alcune patologie che potrebbero sopraggiungere.
Nel mondo delle “onde”, quindi parliamo di surfisti, windsurfisti, kiters e similari, si ha la tendenza a sviluppare delle escrescenze anomale che si creano a causa del contatto con l’ambiente che normalmente frequentano (acqua, vento, sole …). Infatti se per l’orecchio è possibile soffrire di esostosi (soprannominato “orecchio da surf” o “orecchio del surfista”), altri problemi potrebbero sopraggiungere all’occhio con una lesione superficiale denominata pterigio. In questi casi è bene parlare con un oculista, il quale può fornirci ulteriori informazioni su questa malattia spesso asintomatica, ma che a volte può essere molto fastidiosa in forme avanzate e richiede talvolta un intervento chirurgico.
Che cosa è il pterigio?
Il pterigio è un tumore benigno della congiuntiva che invade la cornea. Questa lesione si localizza al limbus nasale (più raramente al temporale limbus) nello slot interpalpebrale. È più spesso a causa di una pinguecula, lesione congiuntivale che non invade la cornea. Come promemoria, la cornea è la “piccola finestra trasparente sulla superficie dell’occhio” .
Perché i surfisti sono ad alto rischio?
La pinguecula, il pterigio, e la cheratosi attinica (pinguecula analogico corneale) sono malattie cosidette dei marinai. Esse corrispondono ad un danno attinico; in altre parole, sono dovute ad una prolungata esposizione al sole. Il vento chiaramente gioca anche un ruolo importante nello sviluppo di tali malattie.
Ci sono modi per prevenire o rallentare la loro evoluzione?
La migliore prevenzione per evitare queste malattie è quello di evitare l’esposizione al sole. Occhiali da sole sono raccomandati anche quando c’è presenza di sabbia. Lubrificanti, lacrime artificiali e gocce anti-infiammatorie oculari possono rallentare la progressione di queste malattie.
Quando operare?
Riguardo al pterigio, ci sono tre indicazioni che indicano che l’intervento chirurgico è necessario:
- Se il pterigio minaccia l’asse visivo, e la visione è in pericolo;
- Se il pterigio provoca astigmatismo irregolare e può compromettere la qualità della visione;
- Se il pterigio è la sede di una infiammazione cronica dolorosa;
Sulla pinguecula, l’intervento può essere necessario se la lesione è sede di una resistente infiammazione cronica dolorosa al trattamento medico. Cheratosi attinica è più spesso trattata in modo da migliorare la visione spesso alterata. Quando i pazienti hanno un disagio estetico, la chirurgia può essere eseguita sapendo che il rischio di recidiva non è trascurabile.
Qual è la procedura?
Gli interventi vengoono praticati in anestesia locale in regime ambulatoriale. Diverse tecniche chirurgiche possono essere raccomandate a seconda della gravità del quadro clinico. Nella grande maggioranza dei casi, vi è un rischio basso.
Nel pterigio e la pinguecula, il primo intervento consiste nell’asportare l’intera lesione, pur mantenendo la massima congiuntiva. Per ridurre il rischio di recidiva che resta una delle principali complicanze post-operatoria delle sostanze anti-metaboliche e anti-angiogenica e innesti congiuntivali, limbus o membrana amniotica possono essere richiesti.
Dopo quanto tempo si può tornare nell’acqua?
Si può tornare in acqua dopo tre settimane in cui i fili si sono riassorbiti. Protezione solare e gocce anti-infiammatorie oculari sono comunque indispensabili nei 3 mesi successivi per evitare il rischio di recidiva.
Una volta operati, quali sono i rischi di recidiva?
Quando la chirurgia è una semplice resezione delle lesioni, il rischio di recidiva è importante tra il 30 e il 50% dei casi. Con l’ultima tecnologia, questo rischio scende tra il 5 e il 15% dei casi, secondo gli studi. L’esposizione al sole e al vento nel postoperatorio aumenta di non poco il rischio di recidiva.
Redazione WellMe
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