Lavorare di notte triplica la probabilità di un uomo di sviluppare cancro alla prostata e raddoppia le quelle di sviluppare tumori intestinali. Probabilmente perché i turni di notte danneggiano il corpo, a causa della soppressione della melatonina, ormone prodotto dalla ghiandola pineale e che funge da regolatore dei ritmi sonno-veglia.
È quanto sostiene uno studio condotto in Canada da un team di ricercatori dell’University of Quebec e pubblicato sull’American Journal of Epidemiology .
I risultati allarmanti della ricerca condotta su 3.137 uomini non sono i primi a mettere in evidenza gli effetti dei lavori notturni sulla salute degli uomini. Ma, anche se studi precedenti hanno suggerito un legame con il cancro, la maggior parte si sono concentrati sulla maggiore incidenza di cancro al seno nelle donne che lavorano di notte, soprattutto infermiere.
L’ultima indagine, invece, suggerisce che anche gli uomini possono venire colpiti allo stesso modo e che gli effetti riguardano una vasta gamma di tumori.
Questo accadrebbe poiché, quando è buio, la produzione di melatonina aumenta per indurre il sonno profondo, con picchi durante le ore buie della notte. Gli scienziati pensano che l’esposizione alla luce notturna interrompe la produzione di melatonina, mettendo in moto una catena di eventi all’interno del corpo che possono favorire lo sviluppo del tumore.
I lavoratori notturni avevano anche il 76% in più delle probabilità di soffrire di cancro al polmone e il 70% in più di sviluppare un tumore alla vescica. Per il carcinoma della prostata, dell’intestino e della vescica, i pericoli erano maggiori tra coloro che avevano lavorato di notte per almeno dieci anni.
“Una cosa è certa – dicono i ricercatori – se le nostre conclusioni sono valide, sarebbe il segnale che molti corrono un importante pericolo (che interessa tutto il corpo) di sviluppare un tumore“.
I risultati arrivano proprio in un momento in cui forme di lavoro flessibili, con turni di notte previsti, stanno prendendo sempre più piede.
Nel Regno Unito, ad esempio, almeno 3,6 milioni di persone – circa il 14% della popolazione attiva – lavora regolarmente con turni di lavoro. E anche in Italia sono sempre di più i lavoratori che devono svolgere la loro attività di notte. Meglio cambiare lavoro, se possibile. Perché l’organismo ha un proprio ritmo biologico, che purtroppo non sempre si adatta alle esigenze della società moderna.
Roberta Ragni