L’invecchiamento, primo o poi, arriva per tutti, ma non sempre ciò vale per il cervello.
Se si usa molto, questo fantastico organo contenuto nella nostra scatola cranica, la cui massa si riduce del 5% ogni 10 anni a partire dai 60 anni, si conservano performance cognitive, memoria compresa, più o meno invariate.
Circa il 10% delle persone dopo i 70 anni ha, infatti, ricordi perfetti. Lo dicono i ricercatori dell’Università di Umeå, Svezia, nella ricerca “Memory aging and brain maintenance“, pubblicata sulla rivista Trends in Cognitive Sciences.
“Anche se alcune funzioni della memoria tendono a scemare invecchiando, diversi anziani mostrano delle funzioni ben conservate e questo è legato ad un cervello ben conservato, simile a quello giovane“, spiega Lars Nyberg, professore di Neuroscienze dell’Università di Umeå e autore dello studio. Gli anziani in generale hanno più difficoltà a ricordare riunioni o nomi, dice Nyberg, ma queste perdite di memoria spesso si verificano molto più tardi di quanto si creda, ovvero dopo i 60 anni. Inoltre, anche le persone anziane continuano ad accumulare conoscenze e a utilizzare in modo efficace ciò che sanno.
“Nel loro insieme, una vasta gamma di scoperte forniscono la prova convergente della marcata eterogeneità nel cervello che invecchia – si legge nella ricerca – e alcuni anziani non mostrano che pochi o nessun cambiamento nel cervello rispetto ai giovani adulti, con prestazioni cognitive intatte, supportando la nozione di manutenzione del cervello. In altre parole, il mantenimento di un cervello giovane, invece di rispondere a, e compensare, le variazioni, può essere la chiave per una memoria di successo nell’invecchiamento“.
Cosa fare, quindi, per mantenere un cervello giovane? Certo, i geni hanno un ruolo importante nel determinare l’invecchiamento, ma sono fondamentali anche scelte di vita e altri fattori ambientali.
Così, come spiega il professor Alberto Oliverio, docente di Psicobiologia all’Università La Sapienza di Roma, sul Corriere della Sera, esistono strategie in grado di preservare la memoria. “Più ci si impegna a mantenere una buona forma generale, anche attraverso un’attività fisica quotidiana, più il cervello – dice l’esperto – risulta essere ben ossigenato e funzionante. Questa certamente è una delle azioni fondamentali che si possono fare per il buon funzionamento della memoria“.
Ecco, quindi, che, specialmente per le persone non più giovani, una buona memoria si conserva anche riducendo il rischio di arteriosclerosi, limitando il consumo di grassi, soprattutto di origine animale, mangiando frutta e verdura, cereali e legumi. “Anche il controllo della pressione arteriosa ha un effetto protettivo nei confronti della memoria, preservando il cervello da possibili micro-infarti che all’inizio possono passare inosservati, ma che a lungo termine fanno sentire il loro effetto alterando la struttura cerebrale“, dice Olivierio.
Stimolare il cervello con vari interessi, poi, “è un ottimo modo per tenere attive tutte le sue funzioni, quella mnemonica compresa – prosegue l’esperto -. È soprattutto utile leggere con attenzione prendendo appunti o segnando a margine di libri e giornali i punti chiave, per poter meglio memorizzare il senso di quello che si legge. Ma servono anche l’ascolto attento della musica o fare le parole crociate o il sudoku. Non esistono invece farmaci della memoria e questo vale tanto per gli anziani che per i giovani che devono affrontare gli esami a scuola. Inoltre non risulta particolarmente stimolante il passivo apprendimento a memoria, senza una spiccata partecipazione emotiva o intellettuale“.
Allora, se studiate una poesia, provate a farlo con una lettura espressiva ad alta voce, che coinvolga quindi più sensi e soprattutto la sfera affettiva. “La stessa regola vale per lo studio, ad esempio, di un capitolo di storia o di scienze: non basta ripetere svogliatamente, per ricordare meglio bisogna interpretare profondamente quello che si studia, porsi domande, fare confronti, individuare scalette logiche, tracciare analogie. Solo in questo modo quello che viene studiato è posto al riparo dalla naturale selezione operata dal cervello, che tende ad abbandonare le nozioni catalogate come poco significative o inutili“, conclude il docente.
Roberta Ragni