Nei Paesi poveri non si mangiano frutta e verdura, ma cibi poco salutari che contengono grassi saturi e troppe proteine. Lo rivelano i dati dello studio Prospective Urban Rural Epidemiology (PURE), presentato a Monaco di Baviera al Congresso 2012 della Società europea di cardiologia (Esc), che evidenziano la disparità tra le nazioni più ricche e quelle sottosviluppate quanto a dieta sana e stili di vita corretti.
Secondo gli autori, guidati dal dottor Salim Yusuf, il consumo di frutta e verdura, infatti, è di gran lunga più alto per chi ha a disposizione un più alto prodotto interno lordo (PIL) e un indice di ricchezza maggiore, come rivela l’analisi degli stili di vita di 154mila cittadini in 628 comunità di 17 Paesi nei 5 continenti. I ricercatori hanno poi rilevato che i cittadini più benestanti, come gli abitanti dei Paesi più ricchi, smettono più facilmente di fumare e la dipendenza dalle sigarette colpisce maggiormente le nazioni povere o in via di sviluppo.
Gli abitanti di Canada, Colombia, Cile, Brasile, Argentina, Svezia, Polonia, Turchia, Emirati arabi uniti, Zimbabwe, Sudafrica, Iran, Pakistan, India, Bangladesh, Malaysia e Cina hanno però rivelato che i più svantaggiati dal punto di vista economico tra loro conducono una vita più attiva, anche perché si dedicano spesso a lavori pesanti e faticosi per sopravvivere. Si tratta, spiegano gli autori, di un esercizio fisico “forzato” che non ha niente a che vedere con l’andare in palestra o a correre al parco.
“Ed è qui che entra lin ballo a politica – ha detto Yusuf-, il nostro studio riguarda la prevenzione primaria, per creare l’ambiente giusto per fare la cosa giusta.” Per questo “le politiche di prevenzione cardiovascolare – spiega ancora Yusuf – devono focalizzarsi sui diversi stili di vita fra cittadini ricchi e poveri, e tra nazioni ricche e povere” ed è importantissimo “agire per far sì che i cibi sani siano maggiormente disponibili a tutti, su più larga scala“.
Roberta Ragni