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Il digiuno ridurrebbe i rischi cardiaci e di diabete?

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Digiunare fa bene? Forse, se fatto saltuariamente e con criterio, sì.

È l’ipotesi di una ricerca condotta dai cardiologi dell’Intermountain Medical Center Heart Institute, nello Utah, e presentata al congresso nazionale dell’American College of Cardiology: astenersi priodicamente dal cibo aiuterebbe a ridurre i livelli di glicemia e trigliceridi, tenendo sotto controllo il peso in eccesso.

Lo stesso gruppo di studio aveva già condotto una ricerca nel 2007, giungendo alla conclusione che ci sarebbe una correlazione tra digiuno e riduzione delle malattie coronarie. Questo secondo test è stato condotto su 200 volontari, che hanno digiunato per 24 ore, bevendo solo acqua, mentre venivano monitorati tutti i fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio cardiovascolare: peso, trigliceridi e glicemia sono risultati (ovviamente, aggiungeremmo noi) in calo dopo il digiuno.

Con questa nuova sperimentazioneha commentato il coordinatore della ricerca Benjamin Horne abbiamo cercato di capire perché il digiuno abbia questi effetti, e siamo riusciti a dare alcune risposte. Il digiuno provoca fame e stress. Questo fa sì che l’organismo rilasci in circolo una maggior quantità di colesterolo, consentendo così l’utilizzo dei grassi come “benzina” al posto del glucosio. Ciò diminuisce il grasso nelle cellule adipose e come sappiamo meno grasso c’è, più cala la probabilità di andare incontro a insulino-resistenza e diabete. Durante il digiuno dei volontari, è infatti emerso che il colesterolo cattivo LDL sale del 14%, così come quello buono HDL (+6%) e quindi anche quello totale. Oltretutto anche il livello degli ormoni della crescita aumenta in assenza di cibo e questo, secondo i ricercatori, aiuta a proteggere i muscoli e a tenere sotto controllo il metabolismo.

Anche Horne si tiene comunque cauto sul risultato della ricerca, volendo approfondire lo studio prima di consigliare il digiuno come reale terapia. A noi sembra normale che se non si mangia calino i livelli di molti componenti nel sangue e ci sentiamo di sconsigliare pratiche irrazionali di digiuno forzato, soprattutto in mancanza di dati certi su quanto avvenga nel momento in cui si riprende a mangiare. Conferma la nostra prudenza anche Andrea Ghiselli, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN): Che significato possono avere questi dati per la popolazione generale? Nessuno. È ovvio che digiunando scende la glicemia, ci mancherebbe accadesse il contrario; altrettanto ovvio che in assenza di cibo l’organismo mobiliti i grassi per usarli come energia e quindi paradossalmente aumenti il colesterolo in circolo. Ma tutto questo, nella vita reale, non serve a molto: non si può proporre un digiuno a oltranza per tener bassi i valori dei fattori di rischio cardiovascolari e quando si torna a mangiare tutto ritorna prima o poi e per forza come prima. Il digiuno in realtà, al contrario di quanto si crede, intossica l’organismo sottoponendolo a qualcosa di non fisiologico. Io lo sconsiglierei a chiunque.

Meglio un’alimentazione sana, attività fisica e non abusare di alcol e fumo quindi, piuttosto che privarci di uno dei piaceri più belli della nostra esistenza com’è quello del cibo!

Eleonora Cresci

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