Basta passare davanti a una pasticceria o sentire l’odore del pane appena sfornato a far venire l’acquolina in bocca. Si tratta di una risposta quasi istantanea e naturale del nostro corpo allo stimolo e al desiderio di cibo.
Di fronte ai cibi gustosi, però, non tutti abbiamo lo stesso atteggiamento. C’è chi cede alla tentazione e mangia quella cosa tanto desiderata e chi invece non si lascia tentare e continua tranquillamente le proprie attività.
Si è scoperto che coloro che resistono alla tentazione producono meno saliva di coloro che invece assecondano l’impulso. Abituandosi a non cedere alla tentazione si innescano meccanismi che riducono la salivazione e ciò rende meno probabile che si ceda all’istinto di mangiare un cibo goloso quando lo abbiamo a disposizione.
La dimostrazione ci arriva da una ricerca effettuata da Anita Jansen, ricercatrice al Dipartimento di Psicologia Clinica dell’università di Maastricht e pubblicata sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics.
Lo studio ha analizzato 23 persone: 11 ex-obesi che dopo aver perso peso lo avevano tenuto costante negli ultimi sei mesi. 12 erano persone obese che, pur volendo dimagrire non ci sono riuscite.
A tutti i partecipanti è stata verificata la capacità di rifiutare cibi gustosi e ipercalorici. La scoperta, alquanto scontata, era che coloro che erano riusciti a dimagrire sapevano anche trattenersi nel mangiare questo tipo di cibi vietati.
Poi, la Jansen ha mostrato una fotografia di un cibo gustoso e ha misurato quanta saliva producessero gli uni e gli altri dopo aver chiesto ai partecipanti di tenere a mente le foto per un test di memoria. Ma come mai questa ultima precisazione?
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La Janses la spiega così:
“Questo stratagemma ci è servito per evitare il fenomeno dell'”evitamento cognitivo”, ovvero la possibilità che i soggetti cercassero, più o meno volontariamente, di distogliere la propria attenzione dai cibi tentatori”.
Il risultato ha evidenziato che la salivazione di coloro che non sono riusciti a fare la dieta è molto più elevata dell’altro gruppo. Questa capacità di non cedere alle tentazioni del cibo gustoso non è un fatto naturale ma si sviluppa con il tempo e fa parte di coloro che, grazie alla forza di volontà, riescono a stare a dieta senza fare eccezioni e strappi alla regola.
Questo meccanismo lo spiega con precisione la Jansen:
“Chi si impegna e riesce a rispettare i diktat della dieta, osservando il regime alimentare prescelto ogni giorno, innesca meccanismi biologici automatici che portano a diminuire o addirittura azzerare la salivazione anche in presenza di tentazioni irresistibili. E avere poca acquolina in bocca di fronte a cibi calorici significa riuscire a trattenersi più a lungo e meglio dal mangiarli”.
La Jansen continua dicendo:
“Probabilmente chi riesce a stare a dieta riduce la salivazione in risposta al cibo, chi invece non ce la fa e alterna periodi di osservanza stretta della dieta ad altri in cui ci si lascia più andare sembra favorire un aumento della risposta automatica al cibo, che rende più difficile rinunciare a mangiare. Non riacquistare il peso perso pare davvero tutta questione di liberarsi dal fenomeno “acquolina in bocca”: chi riesce a non avere questa risposta automatica di fronte al cibo resterà a dieta più facilmente e a lungo”.
In pratica, se si vuole perdere peso bisogna controllare il desiderio del cibo e quindi cercare di non cadere nella trappola de “l’acquolina in bocca”.