immagine

Celiachia, come si individueranno i prodotti “senza glutine”?

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

In origine erano i prodotti gluten free. In base al decreto legislativo n. 111 del 1992, essi vengono inseriti nel Registro nazionale dei prodotti dietetici previa nulla osta del Ministero o della Asl delegata.

Poi è arrivata la semplice etichetta “senza glutine”: nel gennaio 2012, infatti, la norma del regolamento CE 41 del 2009 ha decretato che un’azienda può liberamente immettere sul mercato prodotti alimentari con una simile dicitura, a patto che venga rispettata la quantità di glutine non superiore ai 20 mg/kg e che vengano garantite l’assenza di ingredienti derivati da cereali contenenti glutine e l’assenza di potenziali fonti di contaminazione durante tutto il processo produttivo.

Contenti i celiaci perché hanno più possibilità di approvvigionamento anche se devono stare con gli occhi ben aperti: come segnalano dall’Associazione Italiana Celiachia (Aic), mai fidarsi solo di autodichiarazioni di idoneità dell’azienda riportate su siti web o su locandine o materiale promozionale, se non supportate dalla dicitura «senza glutine» in etichetta.

Ma quando è eccessiva, la semplificazione non va bene. Secondo la proposta non ancora esecutiva Com 353, varata dalla Commissione Europea nel giugno 2011, la categoria dei prodotti “dietetici” verrà eliminata e resterà solo una categoria speciale riguardante i prodotti alimentari per la prima infanzia e quelli indicati a fini medici speciali e la dicitura “senza glutine” sarà assimilata ad un’etichetta generica.

Secondo Caterina Pilo, direttore generale dell’Aic, “in termini di sicurezza, una cosa è un alimento che per essere immesso sul mercato deve entrare in uno specifico «registro» che prevede controlli severi «a monte», (come accade finora per i prodotti dietetici gluten free), altro è l’autocertificazione di un’azienda e i controlli «a scaffale» sulla veridicità dell’etichetta, effettuati dalle autorità competenti“. Non solo, ma i pericoli si annidano anche in una scorretta valutazione della celiachia che corre il rischio di “scivolare da malattia sociale (come sancito dalla legge 123 del 2005) a regime alimentare“, come afferma la Pilo. “Già oggi l’introduzione «libera», sul mercato, di prodotti senza glutine sta generando una tendenza ad auto prescriversi una dieta gluten free, associando il mangiare senza glutine al mangiare light“.

Attenzione, quindi, a mangiare senza glutine se non siete affetti da celiachia! Quanto alla norma, Bruno Scarpa, dirigente dell’Ufficio prodotti dietetici della Direzione Igiene e Sicurezza degli Alimenti del Ministero della Salute, garantisce che si farà “ogni tentativo per far rientrare i prodotti senza glutine nella categoria “speciale” dei prodotti alimentari per la prima infanzia e per fini medici speciali“.

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania